Punto tecnico sulla Juve: Ora si riparte da zero

Parole di Gigi Del Neri: “Abbiamo fatto dei grossi passi indietro, ora si deve ripartire da zero“.

A quanto pare, Udine è stato solo un episodio, un’illusione per tifosi e addetti ai lavori che finalmente il progetto Marotta-Del Neri si fosse incanalato sui binari giusti, quelli di Milos Krasic, dello spettacolo in fase d’attacco, dei tanti goal che compensavano una difesa ancora da registrare.

Proprio la difesa stupisce: conoscendo la meticolosità di Del Neri e riguardando tutte le sue precedenti esperienze, compresa quella fallimentare a Roma, appare infatti insolito vedere una squadra così allo sbando da metà campo in giù. In particolare, la Sampdoria di Del Neri aveva un’organizzazione difensiva in grado di sopperire al fatto che poi a referto andavano nomi non certo di livello mondiale quali Gastaldello, Lucchini, Stankevicius e Ziegler. Di Bonucci si continua a dire che è molto meglio in attacco, Chiellini appare in una crisi che i compassati compagni di reparto riescono solo a peggiorare e se il migliore in difesa a fine gara risulta un emarginato dalla rosa come Zdenek Grygera è sintomo evidente che c’è davvero tanto da lavorare e tanto che non va.

Contro il Palermo, il centrocampo della Juve ha sofferto i movimenti tra le linee di Josip Ilicic, al secondo goal consecutivo, e del solito meraviglioso Javier Pastore, dalle cui giocate dipende l’intera fase offensiva del Palermo: sulle accelerazioni del Flaco si crea sempre una grande pericolosità in verticale e il primo goal, con l’intera linea della Juve presa in mezzo dalla verticalizzazione per Pinilla prima della ribattuta in rete dello stesso Pastore ne è testimonianza chiara e precisa. Ancora l’argentino potrebbe chiudere la gara su un’altra azione in verticale che taglia fuori Motta, inguardabile in fase difensiva, ma solo davanti a Storari apre troppo il destro e coglie l’ennesimo palo di questo grande inizio di stagione.

La Juve è lenta, il gioco sulle fasce è spento dall’ottima difesa di Balzaretti su Krasic e dall’assoluta e orami consueta inconsistenza di Pepe dall’altra parte, mentre degli inserimenti di Marchisio c’è solo il ricordo e Felipe Melo è troppo spesso fuori posizione, preso in mezzo dall’accoppiata di trequartisti rosanero: logica conseguenza sono gli altri due goal del Palermo, abile a sfruttare al meglio le ripartenze e gli errori grossolani dei bianconeri in fase di copertura. Si salva, ancora una volta, pur con l’insufficienza piena a Quagliarella e il mancato cambio di ritmo di Amauri e Iaquinta, l’attacco: nonostante un gioco che definire approssimativo è quantomai eufemistico, Del Piero lamenta un mancato rigore dopo fallo chiaro di Cassani, sui calci piazzati c’è sempre grande pericolosità, soprattutto con le torri venute dalla difesa e alla fine Iaquinta trova la rete, riaprendo per qualche minuto le ostilità.

Parlando dei singoli, lo stesso Del Neri non è apparso molto lucido nel portare avanti le proprie convinzioni: il gioco sulle fasce chiama a tutti i costi ed in maniera assolutamente necessaria una torre d’area di rigore, un centravanti che possa sfruttare con le sue doti aeree la velocità e i cross di Krasic e Motta (visto che per vedere Pepe e Grygera sul fondo occorre aspettare fine partita, con tutta la squadra invocata dai propri tifosi, encomiabili questa volta). Quagliarella è un attaccante mobile, un ibrido tra prima e seconda punta, uno che Mazzarri ha spostato da centro a fascia, uno che Lippi ha quasi reinventato centrocampista esterno: insomma, se il colpo tanto sognato dal neo presidente Andrea Agnelli era il bosniaco Edin Dzeko, ritrovarsi con Quagliarella come perno dell’attacco non ci può che lasciare amari sorrisi di delusione.
Si spera nel recupero di Amauri, ieri lanciato nella mischia senza particolari acuti, e il definitivo rilancio di Iaquinta, misteriosamente tenuto a scaldare la panchina nonostante per caratteristiche sia sicuramente migliore di Quagliarella nell’interpretare il ruolo di prima punta “alla Del Neri”: sempre dalla panca, ormai è certificato il rebus Alberto Aquilani, visto in campo solo per pochi minuti in questa stagione. Doveva essere l’innesto di qualità a centrocampo e invece, con Sissoko in partenza e “desaparecido”, siamo ancora aggrappati alle iniziative di Marchisio, insufficiente ieri, per sperare di avere qualche lampo di genio o qualche accelerazione.

E se aggiungiamo uno Storari non impeccabile sui goal, un Motta utile in zona cross ma assolutamente rivedibile in fase difensiva e un Krasic che stecca la partita pur barcamenandosi in qualche modo fino a un 6 di stima, verrebbe quasi da dire “non ci resta che piangere”, riferendoci al fatto che nonostante l’età, nonostante la carriera, nonostante gli infortuni patiti e una fase calante che tutti sono pronti a dichiarare ormai incombente tranne lui stesso, nonostante i milioni spesi – o buttati via, in certi casi – in una campagna acquisti che ha rivoltato come un calzino la rosa, nonostante tutto e il contrario di tutto, il migliore in campo bianconero ieri è stato ancora una volta Alessandro Del Piero.

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