Alla luce di quanto visto nell’inconcludente partita di Bologna, non è affatto un controsenso rimarcare come sia profondamente diverso parlare di fase offensiva e attacco. La fase offensiva bianconera è tra le più efficaci del campionato, con ben 9 uomini iscritti alla classifica dei marcatori e con un movimento corale che viene spinto dall’impulso irrinunciabile di Milos Krasic e viene finalizzato con costanza anche da centrocampisti in inserimento o addirittura difensori: i 16 goal totali lanciano la Juve al primo posto per quanto riguarda le realizzazioni, ma il dato di cui ci interessa parlare ora è che di questi 16, soltanto 6 sono da ascrivere agli attaccanti.
Quagliarella 3, Iaquinta 2, Del Piero 1, dispersi gli altri, con Amauri fermato dall’ennesimo malanno fisico e Martinez che, seppur in ripresa, ancora non ha dato segni di sè in questa stagione bianconera. Alla Juve dell’anno passato si imputavano la mancanza di cross per le punte, un gioco troppo incentrato sul lancio lungo dalle retrovie e poco sulla verticalità della manovra dalla mediana in su, carenza di qualità e di collegamenti tra centrocampo e attacco: il risorto Felipe Melo e Alberto Aquilani hanno portato stabilità e solidità a centrocampo, con la presenza guardinga e circospetta di Marchisio a fornire un duplice apporto sia in avanti che dietro, i cross arrivano prevalentemente dalla fascia di Krasic ma non vengono sfruttati a dovere dagli attaccanti, anche quando i movimenti di reparto sono fatti come si deve.
Questa Juve dunque necessita di un goleador, un attaccante da almeno 20 goal a stagione che riesca a non dissipare l’enorme mole di lavoro offensivo prodotta dai compagni: in estate si cercava Dzeko, un fenomeno assoluto e in grado di segnare in qualsiasi modo e di fare reparto da solo, poi si è passati a Borriello, il quale ha preferito la corte della Roma di Ranieri, ci si è infine dirottati su Di Natale, già in declino e ripetutamente deludente quando si è trattato di fare il salto di qualità e passare ad una realtà di livello superiore a quella di Udine. Per gennaio si parla con insistenza di Karim Benzema, emarginato nel Real di Mourinho e messo sul mercato per bocca dello stesso tecnico portoghese: per ora si tratta in ogni caso di fantamercato, con mezza Europa coinvolta e con un discreto numero di banconote da tirare fuori dalla cassa bianconera, già messa a dura prova da alcuni acquisti completamente errati, leggasi Martinez, Pepe, Quagliarella e Motta.
Ma parlando sempre per ipotesi, con vena ironica e senza alcun fondamento concreto, viene effettivamente da chiedersi: dove potrebbe essere ora questa Juve se là davanti ci fosse stato il Samuel Eto’o così dominante ed autentico trascinatore dell’Inter?
Nel periodo in cui la difesa ha trovato con il centrocampo il giusto assetto per non soffrire contro chiunque e per non concedere a chiunque almeno 4 o 5 palle goal a partita, nel periodo in cui gli infortuni stanno relativamente lasciando tranquilla Vinovo, nel periodo in cui anche le avversarie stentano, il sogno o il passo successivo da compiere sarebbe proprio quello di poter contare su una punta che anche in una partita in cui ha combinato poco o nulla regali la zampata da campione per artigliare un successo magari immeritato, ma fondamentale: vi ricordate David Trezeguet?
Pagelle sui singoli: la simulazione di Krasic
Storari 6: Niente superlavoro per il portiere bianconero, costretto ad un’altra partita da spettatore salvo sporadici interventi compiuti puntualmente e senza particolari incertezze. Leggermente fuori posizione su un tiro da 45 metri di Paponi, ma recupera prontamente e riesce a sventare.
Motta 5: Il binario di destra è quello prediletto dal Bologna per tentare le sortite offensive in contropiede. Il giovane ex capitano della Under non sempre riesce a rispondere con adeguata moneta e fa mancare il proprio apporto anche in fase d’attacco, dove Krasic si ritrova costantemente raddoppiato e non ha sbocchi per l’assenza delle sovrapposizioni.
Bonucci 6: Qualche leggero sbandamento quando è puntato deciso da Di Vaio, ma nel complesso una prova sufficiente, vista anche la povertà nei mezzi tecnici degli avversari, votati unicamente ad una partita di grande sacrificio atletico e difensivo.
Chiellini 6: Preciso e attento nella sua zona di competenza, non aggiunge altro alla sua prestazione, scendendo poco in avanti e non trovando mai la porta in occasione di calci piazzati da zone pericolose.
De Ceglie 6.5: Il contrario del compagno di fascia opposta. Partita completa, chiude senza troppi patemi d’animo ogni tentativo bolognese dalla parte sinistra della difesa bianconera e riparte giocando a due con Marchisio e dando ad Aquilani una fonte in più da cui attingere per cercare di dare impulso alla manovra bianconera. Si sta rivelando un punto fermo di questa Juve, sicuramente una delle note più positive anche in partite in cui di positivo c’è molto poco.
Krasic 5.5: Meriterebbe una citazione a parte, una menzione solo per lui. Malandrina e sconsiderata la simulazione con cui rischia di decidere la partita, prima che Iaquinta spari indecorosamente contro Viviano: nel calcio moderno in cui minimo 725mila telecamere inquadrano ogni momento della partita, è impensabile credere di poterla fare franca lanciando il sasso e nascondendo la mano. Possibile che si aspettasse l’intervento di Portanova, il quale toglie all’ultimo istante gamba e corpo e lascia libera la direzione di corsa a Krasic, ma rimane la solita tentata furbata che alla fine con ogni probabilità varrà un turno o due di squalifica e niente big match contro il Milan di Ibrahimovic. Globalmente una partita insufficiente, con tanta confusione e poca concretezza: viene sostituito in chiaro debito d’ossigeno.
Felipe Melo 6: Molto più controllato e meno arrembante del solito, ma sempre su un livello di rendimento all’altezza della situazione. Unica amnesia che ha fatto ricordare le nefandezze della stagione scorsa, un pallone perso sulla tre quarti difensiva che innesca il contropiede di Di Vaio, prontamente sventato dalla retroguardia.
Aquilani 6.5: Irrinunciabile la sua qualità per il centrocampo bianconero. Unico a saper dettare i tempi di gioco, unico a proporsi come collegamento con la fase avanzata, unico capace di dare quell’accelerazione in più per sbilanciare gli avversari: arriva anche al tiro non riuscendo però ad impensierire particolarmente il numero 1 della Nazionale Viviano.
Marchisio 6.5: Se la squadra mantiene un equilibrio è anche e soprattutto merito del suo lavoro oscuro in tandem con Felipe Melo. Contro il Bologna, sgravato da compiti di copertura, si propone con continuità anche in avanti, coadiuvato dalle sovrapposizioni di De Ceglie e dalle aperture di Aquilani. Prestazione sicuramente positiva pur senza particolari lampi di pericolosità.
Amauri 6: Poco tempo in campo prima che la caviglia lo costringa ad uscire. Aveva cominciato secondo i soliti binari del grande lavoro di fisico e di lavoro per la squadra, svolgendo il tutto in maniera sufficiente.
Quagliarella 5: Mediocre. Senza goal da due millimetri e a porta vuota o senza giocate fuori dagli schemi, le sue partite diventano un desolante panorama di movimenti sbagliati, di scelte discutibili, di confusione e smarrimento. Troppo anarchico per un gioco dai rigidi dettami come quello di Delneri, è sempre immerso fino al collo nell’equivoco tattico tra prima e seconda punta, non riuscendo alla fine a fare nè l’una nè l’altra.
Iaquinta 5: Riesce nell’impresa di far rimpiangere Amauri, facendo fatica contro la difesa di Malesani e non agevolando la squadra a salire con i tempi giusti. Non si rende mai pericoloso e non è mai puntuale nel tagliare sui cross di Krasic, Motta e De Ceglie. Ha l’aggravante di tirare in maniera oscena il rigore pur ingiusto conquistato da Krasic.
Del Piero 6: Si guadagna in pochi minuti 4 calci di punizione da cui poter crossare verso la porta di Viviano. Nell’abulia della fase offensiva bianconera è già qualcosa.
Martinez 6: Incoraggiante nello scampolo di partita concessogli da Delneri. Protagonista di un ottimo doppio dribbling in mezzo alla difesa bolognese, speriamo buon viatico per il suo recupero psico fisico.
Delneri 6.5: L’impressione è che le colpe di partite così siano molto più della società che dell’allenatore. I progressi della squadra sono evidenti e il progetto messo in atto dal tecnico di Aquileia avanza lungo le linee guida della solidità difensiva e della certezza di aver trovato un 11 titolare e un modo ben definito di stare in campo: non è colpa sua se manca un attaccante vero e se manca una vera alternativa di qualità ad Aquilani.
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