Alla fine, come sempre succede, la migliore risposta ai dubbi se convenga o meno firmare per il pareggio la fornisce il campo: una Juve concentratissima infligge al Milan una pesante sconfitta in chiave rincorsa verso la capolista Lazio e rilancia le proprie ambizioni per il prosieguo della stagione. A chi chiedeva a Delneri se firmasse anticipatamente per il pareggio, dunque, hanno controbattutto la precisione difensiva della coppia centrale improvvisata Bonucci-Legrottaglie, la sicurezza di Marco Storari, l’ennesima prova letteralmente strepitosa di Felipe Melo e il goal numero 179 di Alessandro Del Piero, per cui il tempo, i record e la voglia di essere decisivo sembrano non passare mai.
È una Juve in totale emergenza quella che affonda il Milan di Allegri, schierato in campo sempre alla stessa maniera ed incapace di far fronte alle ripartenze bianconere: Chiellini si blocca nel riscaldamento, per un affaticamento muscolare che non dovrebbe precludergli un rientro rapido in squadra, De Ceglie ci rimette la rotula (3 mesi di stop) in uno scontro durissimo con Bonera, anche lui costretto ad uscire in barella, mentre Martinez si frattura il piede (ingessato e 2 mesi fermo) semplicemente correndo. Il tutto senza tener conto di Amauri appena recuperato dopo i problemi al tendine d’Achille, di Grygera ai box per una quarantina di giorni, di Iaquinta ancora fermo per noie al ginocchio, di Alex Manninger, in lista infortunati in settimana per una caviglia malandata che gli costerà poco meno di un mese di pausa, e dei lungodegenti Buffon, Lanzafame e Rinaudo. Mentre la società valuta il reintegro in rosa di Fabio Grosso e Hasan Salihamidzic, mossa quantomai necessaria visto che le alternative sono rappresentate da giovani sconosciuti della primavera, tornando alla vittoria sul Milan, la prima e più importante certezza è rappresentata dal modo di stare in campo: il lavoro di Delneri si vede e sono gli stessi giocatori ad ammetterlo e nonostante i cambi, con oltre ai già citati infortunati anche l’assenza di Krasic appiedato dalla prova TV, e la forzatura obbligata di Pepe terzino, la squadra ha mantenuto il proprio equilibrio e il proprio assetto, andando in sofferenza soltanto allorchè il Milan raddoppiava sulle corsie esterne.
La mancanza di Chiellini ha dato campo libero a Nicola Legrottaglie, unico leader difensivo della squadra bianconera: Bonucci e l’intero reparto hanno beneficiato quindi della presenza di qualcuno che detti i tempi, che comandi la linea e che, pur perdendo in velocità e marcatura rispetto a Chiellini, sappia sempre farsi trovare nella giusta posizione. Gli sbandamenti sulle fasce sono stati nella maggior parte dei casi compensati da un inesauribile Marchisio, spostato ora a destra ora a sinistra dopo l’infortunio di Martinez, mentre in zona centrale il duo Aquilani-Melo è sempre più padrone delle chiavi del gioco e decisivo nel dare rapidità e imprevedibilità alle ripartenze offensive bianconere.
L’attacco ha gioco-forza risentito delle assenze: serviva un Amauri al meglio per poter dare maggior respiro ad una squadra che per lunghi tratti di gara ha badato più a difendersi che ad offendere, mentre invece nè Quagliarella nè Del Piero sono in grado fisicamente di fare reparto da soli e reggere i duelli con la difesa avversaria.
Detto dei segnali positivi, passiamo alle dolenti note: la mancanza di alternative per le prossime partite rischia di avere l’effetto di caricare di minuti e di stanchezza quei pochi giocatori costretti ora a giocare sempre. Con Aquilani e Quagliarella che tireranno il fiato in Europa League, manca un difensore che faccia riposare Bonucci, sin qui praticamente sempre presente, a centrocampo Sissoko ieri ha dimostrato di essere mentalmente da un’altra parte (goffo a dir poco nell’azione che ha poi portato al goal di Del Piero e imbarazzante nel causare un rigore a tempo scaduto fortunatamente preceduto da un fischio per fuorigioco di Inzaghi) e di non poter sostituire lo scintillante Felipe Melo di questi tempi e in attacco manca sempre il centravanti inamovibile, che anche in giornate-no riesca a timbrare il cartellino e a diventare il leader di un reparto ancora in costruzione.
Passando ai singoli, ecco le pagelle di Milan-Juventus 1-2:
Storari 6.5: Può sicuramente migliorare nelle uscite, ma dà tranquillità al reparto e tra i pali è sempre pronto e in posizione. Non si fa sorprendere nemmeno da conclusioni improvvise o da distanza ravvicinata e bada più alla concretezza che allo spettacolo evitando tuffi coreografici e bloccando nella maggior parte dei casi il pallone.
Motta 5: Niente da fare. Nemmeno stavolta l’ex capitano della Under riesce a dimostrarsi un terzino al limite della decenza: nullo in fase offensiva, scadente anche in quella difensiva, preso in mezzo da Robinho e Antonini e sempre troppo distante dall’avversario sul fondo. Come già a Cagliari, concede troppi cross facili ai due avversari (sul goal rimane a 2 metri buoni da Antonini, il cui cross viene messo dentro da Ibrahimovic), dando sempre l’impressione di essere in difficoltà e senza mai riuscire a mostrare la propria personalità: sovrastato e disorientato.
Bonucci 7: Finalmente. Tolto lo svarione consueto con cui dopo un dribbling di troppo rischia di lanciare in porta i rossoneri, il resto è una prestazione di assoluta sicurezza, movimenti giusti in tandem con Legrottaglie, chiusure sempre con il tempo giusto e coperture anche in zone non sue, per compensare i varchi lasciati aperti da Motta. Ampiamente positivo, speriamo che possa dare continuità alla prestazione odierna.
Legrottaglie 7: Leader del reparto e garanzia di rendimento. L’usato sicuro non tradisce il popolo bianconero e se vero è che il Milan (prima dell’ingresso forse tardivo di Inzaghi) predilige l’altro lato dell’attacco, nelle poche volte in cui Pato e compagni presentano al cospetto del difensore barese vengono prontamente rispediti al mittente.
De Ceglie 7: Finchè rimane in campo è il migliore del reparto arretrato. Puntuale, preciso, abile anche nella corsa ad assecondare con sovrapposizioni le giocate di Martinez. Purtroppo starà fuori 3 mesi proprio quando stava riuscendo ad affermarsi in pianta stabile come punto di forza di questa Juve.
Marchisio 7: Motorino inesauribile del centrocampo, macina km su km e sembra non sentire mai la fatica. Cala solo nel finale di gara, sotto l’impeto del tentativo estremo di rimonta rossonera, ma è l’elemento cardine e chiave di questo modulo, unico in grado di dare l’equilibrio indispensabile per lasciare ad Aquilani il compito di fare gioco e per non scoprire e abbandonare la difesa alle folate avversarie: fondamentale.
Aquilani 6: Molto meno preciso del solito, molto meno presente nelle azioni che contano. La sua presenza in campo è necessaria in termini di qualità e tempi di gioco, tuttavia incappa in una serata costellata più da ombre che da luci.
Felipe Melo 8: Il migliore. Un giocatore assolutamente ritrovato, un pilastro imprescindibile sia in attacco che in difesa, regge da solo la fase centrale del centrocampo, interdisce con continuità impressionante ed è il primo propulsore delle ripartenze bianconere: esulta come se avesse segnato, dopo aver respinto la conclusione a rete di Ibrahimovic. Semplicemente meraviglioso.
Martinez 6.5: Mostra personalità puntando la difesa rossonera nelle poche sortite offensive della Juve del primo tempo. Utile nel portare palla, in netto miglioramento dal punto di vista fisico, paga purtroppo l’ennesimo infortunio che lo costringerà ad un lento recupero e a ricominciare una volta ancora da zero.
Del Piero 6.5: Lascia la Juve in 10 per praticamente tutto il primo tempo, ma nell’unico lampo di una partita altrimenti insufficiente sigla il 2-0 con un gran tiro all’angolino destro di Abbiati. È un colpo da campione che decide la partita.
Quagliarella 7: Sempre in bilico tra l’inconcludente, il confusionario e l’anarchico. Di certo non è un punto di stabilità per il gioco bianconero, però ha il merito di fornire una prestazione globalmente positiva, fatta di sacrificio, corsa, tentativi di aiutare la squadra e ripiegamenti a centrocampo nei momenti più difficili. Nobilita il tutto con un gran goal di testa.
Pepe 5.5: Posizione non sua – certamente – ma ha due amnesie che possono costare caro alla squadra di Delneri. Ibrahimovic lo supera senza troppa difficoltà salvo poi sparare alto da pochi passi e nel secondo tempo subisce i raddoppi Abate-Inzaghi, dai cui piedi nasce l’occasione del rigore di Sissoko, vanificato dal fuorigioco della punta rossonera.
Sissoko 5: Sconclusionato. Vaga per il campo in maniera molto più pesante di come ci aveva abituati negli anni passati: ha il merito di lanciare la ripartenza poi conclusa da Del Piero con il secondo goal bianconero, ma si dimostra impacciato, goffo e mentalmente fuori partita. Follia pura poi l’intervento con cui rischia di concedere al Milan un rigore a tempo praticamente scaduto.
Amauri s.v.
Delneri 7: Ormai la rosa è quella che è, le scelte al netto di infortuni e squalifiche sono talmente poche che si ritrova quasi il compito facile nello stilare la formazione. Con il centrocampo a 3 più un’ala ha dato equilibrio al reparto: il lavoro c’è e si vede e a rosa piena e magari un innesto importante là davanti nel mercato di gennaio, lasciando anche partire uno tra Iaquinta e Amauri, potrebbe essere la ciliegina sulla torta verso un girone di ritorno da protagonisti.
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