Piccolo passo falso per la Juve di Delneri, costretta al pareggio da una Fiorentina disposta in maniera ottimale in campo nel primo tempo e abile a difendersi e a contare sui miracoli del proprio portiere Boruc nella ripresa. Tuttavia non tutto è da buttare alle ortiche, il bicchiere può anche considerarsi mezzo pieno: la rimonta bianconera nella ripresa è stata condotta con personalità, a parte qualche momento di frenesia caotica nel finale, in difesa a parte gli svarioni consueti sulla fascia destra non ci si è mai sbilanciati al punto tale da prestare il fianco a contropiedi viola in superiorità numerica e le occasioni create in una partita in cui Krasic e Aquilani hanno fatto da spettatori e in cui Del Piero si è visto praticamente solo al momento del cambio questo non può che lasciar ben sperare per il futuro prossimo.
Recuperare gli infortunati dev’essere una missione da portare a termine quanto prima, dal momento che la gara di sabato sera ha dimostrato una volta di più quanto Amauri manchi a questa squadra: Iaquinta-Quagliarella sono una coppia male assortita, entrambi giocatori di movimento, anarchici e poco portati alla difesa del pallone per far salire la squadra. Tutti e due attaccano sempre il primo palo, non guardandosi mai per spartirsi invece le zone dell’area di rigore ed entrambi non sono in grado di garantire un sufficiente numero di goal per poter fare i titolari inamovibili di una squadra che – ora dichiaratamente – punta allo scudetto.
Non che l’italobrasiliano ex Palermo abbia nel proprio arsenale numeri da bomber di razza, ma la sua stazza fisica è assolutamente necessaria per poter permettere alla squadra di rimettere in mostra quella fase offensiva corale che tanto era piaciuta nella prima parte di campionato. Un attaccante che fa reparto da solo lascia maggiormente liberi i compagni di muoversi a ritmo e concede agli inserimenti dei centrocampisti sia lo spazio che l’assistenza adeguata: contro la Fiorentina, più volte si è visto Iaquinta fare da centroboa avanzato, con Marchisio e Melo ad inserirsi o Krasic a offrire la corsa sulla fascia ma i passaggi dell’ex Udinese non sono mai stati nè per direzione nè per tempistica precisi a dovere.
Passando alle dolenti note, che più dolenti è difficile trovarne, merita un capitolo a parte la prestazione – se così possiamo definirla – di Marco Motta: insufficiente in senso assoluto, sia in fase avanzata che in fase di copertura, troppo distante dall’uomo, concede troppa libertà per i cross, sbaglia i raddoppi ed è spesso fuori posizione. Di lui si diceva che era un terzino di spinta, molto votato all’offensiva e poco propenso a rimanere bloccato in linea con i compagni di reparto: ebbene, non ci è dato sapere se per dettame diretto di Delneri o se per sua carenza, ma anche in attacco la fascia destra bianconera è letteralmente un buco. Mihajlovic ha piazzato sistematici raddoppi su Krasic, a volte circondato anche da 3 uomini, quale miglior momento per Motta per avanzare e ritrovarsi libero per crossare al centro?
L’ABC del gioco sulle fasce è costituito spesso dalle sovrapposizioni di terzino e ala, abili a doppiare il difensore avversario – qualcuno ricorda Chivu contro Menez-Cassetti nella partita tra Roma e Inter? – costretto a scegliere uno dei due da marcare, con la logica conseguenza che l’altro, almeno finchè la difesa non si risistema a dovere, gode di spazi di libertà utili e da sfruttare.
Delle due l’una: se Delneri vuole un terzino prettamente difensivo, in questa squadra non ci deve mai essere spazio per Motta, costantemente attaccato da tutto e tutti ad ogni partita. Largo al giovane Sorensen, che tecnicamente ha dimostrato di essere ancora grezzo e perfettibile, ma che per tempismo e senso della posizione difensiva si fa largamente preferire all’ex capitano under.
Se invece si vuole un terzino di spinta, gli indizi stanno iniziando a diventare troppi: Motta non corre, Motta non avanza, Motta non copre. Provocazione: perchè non provare a chiedere all’Inter Davide Santon in prestito fino a fine stagione e senza riscatti vari in mezzo? Un’operazione che potrebbe convenire ad entrambi e che potrebbe in un sol colpo rilanciare uno dei più grandi talenti in prospettiva che il calcio italiano abbia sfornato nella storia contemporanea.
Eccoci ora ai singoli, le pagelle di Juventus-Fiorentina 1-1:
Storari 6: Sta ormai diventando consuetudine, poco impegnato, sempre attento, abile nelle poche occasioni in cui è chiamato in causa. L’ingombrante rientro prossimo di Buffon non sembra averne minato la tranquillità psicologica.
Motta 4.5: l’imbarazzo che mette in mostra durante tutto l’arco della partita è il medesimo che abbiamo noi nel doverne ogni volta ammirare le “gesta”.
Bonucci 6: Non perfetto nella marcatura di Gilardino, troppo falloso contro avversari spalle alla porta. Rimedia un giallo ampiamente evitabile, andando a coprire Vargas sulla fascia destra difensiva. Piccoli difetti in una prestazione non strepitosa ma comunque all’altezza della situazione. Sfiora il goal con un tiro dal dischetto del rigore che si spegne alla destra di Boruc ed è un pericolo costante su ogni calcio piazzato.
Chiellini 6: Come il compagno di reparto. Agevolato dal fatto che le avanzate viola avvengono praticamente solo dalla parte di Motta, commette qualche sbavatura di troppo in fase di impostazione e nell’enfasi di recuperare il risultato abbandona in certi casi con troppa leggerezza la propria posizione per spingersi inutilmente in avanti. Anche lui si vede negare da Boruc la gioia della rete.
Grosso 5.5: Gode di grande libertà e raramente la sfrutta. Dalle sue parti non gravita il tornado Vargas, travolgente dall’altra parte, e sono molto rare le sovrapposizioni di Comotto. Avrebbe l’opportunità di agevolare i compiti di Marchisio avanzando con personalità, ma preferisce limitarsi alla sua zona di competenza, svolgendo il compitino senza nè luci nè ombre.
Krasic 5: Stecca la serata, poco aiutato per dir la verità da Motta. I raddoppi costanti di Pasqual e Vargas o Pasqual e Donadel gli impediscono le sue solite folate e dovendo partire da fermo spesso si schianta contro il muro avversario. Anche in zona cross non è mortifero come da abitudine e pur svariando molto non riesce mai a trovare il varco giusto per inserirsi in zona goal.
Aquilani 5: Condizionato da problemi fisici, non accende mai la luce del gioco bianconero, confidando spesso sulla corsa di Marchisio e proponendosi poco anche al tiro dal limite dell’area. Completamente fuori dai giochi, sia per ritmo e intensità che per velocità di manovra, viene sostituito a metà ripresa da Pepe.
Felipe Melo 5.5: Meglio del compagno di reparto, ma in sofferenza nella trequarti difensiva bianconera. Ljaijc gravita spesso nella sua zona e il brasiliano non riesce a garantire quel solido muro di cemento armato che tanto aveva blindato la difesa nelle scorse partite. Meno propositivo del solito anche nell’altro lato del campo.
Marchisio 6.5: L’unico del centrocampo a salvarsi. Corre per due, compensando la scarsa vena di Aquilani e facendosi trovare pronto anche in fase avanzata. Sono sue le prime due conclusioni degne di nota da parte della Juve, pur senza impensierire l’ottimo Boruc. Il ruolo di interno di sinistra sembra avergli finalmente dato tranquillità, dopo mesi di spostamenti in ogni zona del centrocampo.
Del Piero 5: La partenza è incoraggiante, il resto è insufficiente. Nella prima fase di gara sembra l’unico in grado di accendere la miccia all’esplosivo attacco juventino, ma alla distanza viene confinato ai margini della manovra e gli unici palloni che tocca sono quelli dalla bandierina, sprecati tutti con cross cortissimi e bassi. Esce per far spazio a Iaquinta.
Quagliarella 6: Partita strana per l’ex Napoli e Udinese. Grande movimento, buoni tagli per i compagni poco abili a pescarlo sulla corsa. Riceve troppi palloni spalle alla porta in zone in cui non può essere pericoloso e lo si nota più in fase di ripiegamento che in fase conclusiva.
Pepe 7: Entra a scartamento ridotto ma il goal contribuisce a sbloccarlo e a far lievitare la sua prestazione. Il tiro-cross che infilza il colpevole Boruc dà avvio ad una metà ripresa tutta corsa, grinta, iniziativa e allo stesso tempo puntualità nella copertura sia quando è schierato ala offensiva, sia quando, all’ingresso di Lanzafame, è costretto a rilevare Motta sulla fascia di difesa.
Iaquinta 6.5: Si mangia un goal incredibile, neutralizzato da Boruc con un miracolo di piede, ma bastano 5 suoi minuti per far capire cosa mancava alla Juve del primo tempo. Dà profondità alla squadra pur muovendosi poco in armonia con Quagliarella e pur sprecando una quantità eccessiva di palloni.
Lanzafame s.v.
Delneri 6: Uomini contati in difesa, ha il demerito di non insistere su Sorensen e di continuare a proporre Motta, messo in crisi da chiunque ad ogni occasione. La squadra non gira e la scelta di rischiare Aquilani nonostante i problemi non si rivela azzeccata. Rivolta la squadra nella ripresa e i risultati sono evidenti.
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.