Alla fine è andata come tutti si aspettavano, in barba a show televisivo, diretta con beneficienza, possibili sorprese e occhi di milioni e miliardi di tifosi di ogni franchigia da Est ad Ovest e di ogni singolo appassionato NBA nel mondo: LeBron James ha scelto i Miami Heat.
Ora Miami potrà contare su uno dei migliori (se non il migliore) trio che si sia mai visto nella storia recente del basket pro: Dwyane Wade ha ottenuto quello che voleva, una squadra vincente e pronta subito, Chris Bosh ha ottenuto di poter giocare a fianco di almeno una stella di prima grandezza e LeBron James ha ottenuto una nuova casa in cui poter provare a scrivere di nuovo l’epico racconto di un King da ricostruire dopo stagioni perdenti.
La scelta di James è parzialmente condivisibile se pensiamo al destino spietato di grandissimi giocatori del passato che si sono ritirati senza aver potuto mettere al dito nemmeno un anello: per certi versi però possiamo anche considerarla un’ammissione di impotenza, un ritorno sulla terra di un giocatore trattato da Alieno fin dai suoi primi passi e che a conti i fatti non ha ancora dimostrato di poter vincere da solo dominando le partite soprattutto nei playoff. Andare a Miami significa andare “nella squadra di Wade”, dove Wade un titolo l’ha già vinto: significa che non vedremo più il Re e la sua corte, come a Cleveland, tornata ora nella disperazione e nella depressione che ne ha sempre o quasi segnato il destino sportivo, piuttosto avremo a che fare con un triumvirato, tutto da decifrare.
Infatti, Bosh, Wade e James sono 3 giocatori abituati ad avere palla tra le mani e a giocare molto spesso da soli, a differenza di altri 3 celebri big come Pierce Garnett e Ray Allen, con quest’ultimo in particolare molto più propenso a giocare sugli scarichi e sulle uscite dai blocchi. Quindi è tutto da vedere come i 3 si integreranno ed è anche tutto da vedere chi siederà in panchina: Erik Spoelstra non ha fatto male ma nemmeno bene e crediamo che le voci che in America erano circolate già settimane fa circa un possibile ritorno di Pat Riley in caso di Dream Team Miami possano ora trovare un nuovo fondamento.
C’è anche da dire, per concludere, che LeBron James ha ancora ampi margini di miglioramento e far parte di un contesto di squadra, con a fianco Wade e in panchina Riley, due che di titoli bene o male se ne intendono, potrebbe segnarne la definitiva maturazione anche e soprattutto a livello caratteriale: staremo a vedere come gli Heat completeranno il loro roster, stante le partenze di Jermaine O’Neal pronto ad accasarsi a Boston con la MLE e di Michael Beasley, trasferito a Minnesota per qualche scelta futura e, soprattutto, per tenere margine di salary cap per mantenere “quei 3 là”.
In ogni caso il più è fatto, questo Florida Dream Team potrebbe davvero segnare le prossime stagioni NBA e rinchiudere nelle segrete del castello a doppia mandata le velleità di vittoria di franchigie come Orlando, Boston (all’ultimo tentativo titolato con i Big Three, per bocca dello stesso Rivers) e Los Angeles.
P.S Ricordo a tutti l’appuntamento di domani alle 16.30 su Radio Gamefox con “A tutto NBA”
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