Ci siamo.
82 partite di Regular Season, 3 serie di playoff e le prime 6 partite delle Finals non sono bastate a dare un verdetto sulla stagione 2010: si decide tutto in gara 7, chi vince sale agli onori e alla gloria, chi perde tornerà a testa bassa negli spogliatoi.
Certo in pochi alla vigilia di questi playoff avrebbero pronosticato Boston in finale: i Celtics arrivavano alla post season apparentemente logori fisicamente, con i loro leader Garnett e Pierce in calo, con Rasheed Wallace e Nate Robinson oggetti misteriosi e con la sensazione spiacevole che per tutti fosse giunto ormai il canto del cigno e che fosse quindi necessaria a partire dall’immediata estate 2010 una rifondazione completa (che per altro potrebbe in ogni caso avvenire, visto che Pierce ed Allen vanno in scadenza).
Il cammino di Boston è passato per un 4-1 a Miami, con Wade che da solo non è riuscito a sovvertire il fattore campo; poi LeBron James, in una serie che i Celtics hanno dominato dalla prima all’ultima gara: non si è mai avuta la sensazione che Cleveland potesse rimontare, LeBron si è sempre o quasi tenuto ai margini mentali della partita, non mettendo in campo quel dominio caratteriale che il più illustre numero 23 Michael Jordan imprimeva sin dal primo possesso.
Infine Orlando, con la partenza a razzo e le 2 vittorie biancoverdi alla Amway Arena in Florida, la rimonta subita grazie all’impatto di Howard e Jameer Nelson, un po’ di sofferenza per poi chiudere in gara 6.
Boston si avvicina a questa gara 7 con il brutto colpo della perdita di Kendrick Perkins, che ne avrà per lungo tempo con i suoi due legamenti lesionati: difensivamente sarà sicuramente una mancanza importante, dal momento che con Bynum in campo per LA, il conto rimbalzi rischia di portare Boston fuori dai binari, come già avvenuto in gara 6. La solidità di Perkins è un fattore positivo quando anche gli altri dei Celtics sono in ritmo partita: avere un quinto giocatore che ti viaggia costantemente intorno al 6+7 è senz’altro un grande vantaggio. Per contro, se manca l’apporto offensivo di uno o più degli altri leader, non avere un giocatore in grado di fare la classica “partita della vita” e farti il 20ello all’improvviso diventa un malus.
Chiaro quindi che l’ingresso in quintetto e l’aumento di minutaggio di Rasheed Wallace e Glen Davis possa rivelarsi un’arma a doppio taglio: se Boston girerà a pieno regime, ad entrambi sarà richiesto di fare il loro, e occorrerà sperare che Wallace non incappi in problemi di falli o giornate di luna storta, mentre Big Baby ritrovi quella vèrve offensiva che gli è mancata negli ultimi 2 episodi della serie. Nell’eventualità però che uno tra Allen, Pierce, Garnett e Rondo non riesca ad entrare nella partita a livelli accettabili, avere Wallace e Davis può dare quel cambio di ritmo tale da controbilanciare le eventuali deficienze offensive dei leader: Davis ha già dimostrato che quando è in serata e quando di fronte non trova una adeguata intensità difensiva può avere un notevole impatto, mentre Rasheed con la sua duttilità offensiva è sicuramente un giocatore in grado di andare agevolmente in doppia cifra.
Personalmente, credo che Boston possa vincere solo puntando sull’asse Allen-Rondo: il playmaker in particolare deve tornare protagonista e puntare a far saltare il banco delle combinazioni difensive losangeline, attaccando costantemente sia Fisher, sia Bryant. Allen è stato l’uomo del titolo 2008, con quella famosa pioggia di triple che annientò i Lakers: impossibile o quasi ripetere una prestazione del genere, soprattutto dopo che già la si è replicata con successo in un precedente episodio (gara 2) di questa serie. Lui e Pierce dovranno trovare un equilibrio realizzativo tra le percentuali altissime e le percentuali nulle mostrate a fasi alterne, mentre a Kevin Garnett sarà richiesto un lavoro supplementare in sede difensiva e a rimbalzo, per sopperire alla mancanza a centroarea della mole e dei centimetri di Kendrick Perkins. Dalla panchina poco da pescare per coach Rivers: in casi estremi occorrerà giocare il jolly Nate Robinson e sperare che il piccolo Krypto non vada fuori giri, Tony Allen dovrà tentare di mantenere la fama di Kobe-stopper che si è guadagnato nel corso di queste Finals, mentre con le rotazioni più corte sarà interessante vedere che ruolo potranno avere anche Shelden Williams (pessimo ogni volta che ha messo piede in campo, ma mancando Perkins e con i problemi di falli di Wallace….) e Marquis Daniels (deludente per tutta la stagione).
Sponda LA, Bryant e soci godranno del favore del proprio pubblico oltre che dei pronostici della vigilia: Kobe sta disputando una grandissima serie finale, spesso abbandonato dalla squadra e costretto a forzare oltremisura. Le sue percentuali non proprio eccelse non rendono sufficientemente l’idea delle diverse tipologie e delle grandi difficoltà delle conclusioni del 24, che si trova spesso a dover compensare alla mancanza di un terzo realizzatore costante ed efficace, stante anche le precarie condizioni fisiche di ‘Drew Bynum. L’importanza di avere un’altra valida opzione offensiva oltre a Gasol e Bryant è comprovata dall’esito confortante di gara 6, con cui LA si è riportata in parità annullando il primo match point Celtics: Kobe per la prima volta nella serie sotto i 20 tiri, Artest finalmente credibile, Gasol tuttofare e apporto dalla panchina.
Su questi ingredienti Phil Jackson preparerà anche gara 7, puntando a sfruttare la mancanza di Perkins per replicare il dominio a rimbalzo mostrato in gara 6: Gasol dovrà costringere Garnett ad un grande lavoro difensivo, per permettere al compagno di reparto Bynum di poter sfruttare al meglio (sempre tenendo conto delle condizioni fisiche del centro losangelino) quello che si preannuncia un matchup offensivo favorevole contro Rasheed Wallace. Sheed non ha i centimetri per contenere il fisico di Bynum e non ha nemmeno più l’età e l’agilità per farsi trovare sempre pronto per i rimbalzi: chiaro dunque che se Bryant e gli esterni Lakers non troveranno ritmo e percentuali al tiro da grandi occasioni, i rimbalzi di Bynum e Gasol a fronte di quelli di Wallace e Garnett si riveleranno decisivi. Ron Artest sarà chiamato a limitare il rendimento di Paul Pierce, mentre Lamar Odom dalla panchina dovrà fornire una prestazione totale, in grado di coprire i momenti di riposo di Bynum e quindi di essere una presenza a rimbalzo e in difesa, ma anche di essere efficace in attacco e di caricare quanto più possibile di falli i lunghi dei Celtics.
Dalla panchina, la buona notizia per Phil Jackson si chiama Sasha Vujacic: la guardia dei Lakers ha scalato la classifica di gradimento di coach-Zen, scalzando Shannon Brown dal ruolo di backup di Kobe Bryant. Avere quei 5-6 punti costanti da un giocatore che si credeva dimenticato dopo una regular season tra infortuni, gossip, Maria Sharapova e partite di nulla assoluto, è sicuramente un bel bonus nello score di un team che deve necessariamente fare dei dettagli in più da poter sfruttare una carta vincente per confermarsi campione.
Il percorso playoff dei Lakers ha vissuto sempre della famosa alternanza Bryant-Fisher nel difendere sui playmaker avversari: dopo qualche sofferenza di troppo contro gli Oklahoma City Thunder di Westbrook e Durant, i Lakers si sono sbarazzati senza problemi degli Utah Jazz di Deron Williams e Carlos Boozer, mentre in finale Western Conference, pur andando a corrente alternata, non hanno avuto poi troppi problemi nel prevalere sui Phoenix Suns.
Anche qui fondamentale sarà impedire a Rajon Rondo di fare il suo gioco: Kobe potrebbe nuovamente spostarsi per tappare il buco difensivo rappresentato da Fisher, troppo lento per tenere le scorribande del playmaker dei Celtics e in questo caso fondamentale sarà evitare di lasciare a Ray Allen la libertà di entrare in ritmo e di affondare il coltello con le sue triple in uscita dai blocchi e sugli scarichi a punire i raddoppi.
Il mio personalissimo pronostico vede i Lakers favoriti: credo vedremo una partita all’inizio equilibrata, con i Lakers magari ad inseguire dopo un primo quarto favorevole ai Celtics. Nella ripresa invece la musica cambierà: le rotazioni più agevoli per Phil Jackson e la presenza di Kobe Bryant (che non penso possa fallire una gara così importante e davanti al proprio pubblico, ed è chiaro che se Bryant è Bryant ed è in partita al 100%…….) riporteranno sui binari gialloviola la partita, prima di un ultimo quarto marca Lakers per concludere sul +10 circa finale.
Il tempo delle parole è finito: stanotte parleranno i fatti e vedremo a quale parte spetterà il compito di gioire e a quale invece l’onore delle armi.
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