Nel precedente report avevo pronosticato Boston vincente in gara 4 con Pierce a quota 20. Il Capitano si è fermato a 19, ma questo non ha impedito ai Celtics di pareggiare la serie, vincendo con una prestazione corale contro dei Lakers troppo ancorati alle giocate di Bryant e privi, anche per via dell’infortunio di Bynum, di un terzo realizzatore efficace. Il punteggio sul tabellone finale dice 96-89 Boston, con un grande ultimo quarto da 36 punti e ben 6 uomini portati in doppia cifra contro i 3 dei Lakers (di cui uno con soli 10 punti).
Nel primo quarto le due squadre faticano a trovare ritmo offensivo: il clima soft di questi deludenti playoff 2010 lascia il posto ad una maggiore intensità difensiva e ad una tensione che manifesta come ogni possesso possa effettivamente rivelarsi fondamentale per il destino intero della partita e della serie. Dopo il Fade Away di Bryant che apre le danze nello score, sono Gasol e Pierce a prendersi le maggiori responsabilità al tiro, chiudendo con rispettivamente 8 e 7 punti il quarto di apertura. The truth gioca per intero il primo parziale, riuscendo nell’impresa di evitare i problemi di falli che a detta di Doc Rivers ne hanno condizionati i primi 3 episodi della serie, non mettendolo mai nel giusto ritmo offensivo. Bynum, dopo un buon inizio, è costretto ad uscire e rientrerà solo per una manciata di minuti: sotto i tabelloni, i Lakers sono costretti a contare solo sulla vena offensiva di Gasol, che firma con i due liberi a 24” il pareggio a quota 16. Alla sirena del primo parziale, però, è la tripla di “Krypto” Nate Robinson a dare una scossa al Boston Garden e a referto va un 19-16 Boston in cui spicca il fatto che tutti gli starter escluso Perkins, abbiano già punti in tabellino.
Scongiurata la crisi di Ray Allen, quella di Kevin Garnett e quella della panchina, Boston cerca il mini-break in avvio di secondo periodo, sulle ali dell’entusiasmo delle proprie seconde linee mai così incisive: Robinson mette a segno un’altra tripla, mentre Glen Davis inizia a martellare con jumper dalla media e giocate di grande intensità. Il problema di coach Doc Rivers rimane la difesa su Gasol: i Lakers non lasciano scappare i Celtics, il cui massimo vantaggio in questa fase di gara tocca appena il +3, guidati dai 13 punti totali del catalano, top scorer momentaneo della partita. Shannon Brown e Jordan Farmar partono bene e quando torna Kobe Bryant a prendere in mano le operazioni, LA sorpassa: a 4’45 dalla sirena dell’intervallo lungo, Los Angeles mette la freccia e allunga con la tripla frontale del numero 24. I Lakers arrivano fino al +5 e tocca ad un buzzerbeater di Kevin Garnett il compito di mantenere i biancoverdi ad un solo possesso di distanza. All’intervallo è 45-42 per la truppa di Phil Jackson, che trova 6 punti anche da un Ron Artest più costante in attacco ma meno presente in difesa, dove il gioco pur lento di Pierce si rivela questa volta di maggior efficacia.
Questa gara 4 vive di un costante equilibrio seppur in fasi alterne: Boston e Los Angeles si scambiano la leadership rimanendo sempre a distanza di sicurezza e nessuno dei due team riesce ad indovinare la fuga giusta. Prima un jumper di Fisher e poi una conclusione di Gasol regalano per due volte il nuovo +5 ai Lakers che si vedono però sempre raggiunti e addirittura sorpassati (54-53 a 5’09) dalla presenza offensiva di Kevin Garnett, meno in palla rispetto a gara 3 ma sempre e comunque nel vivo del gioco. Mr. Bryant, con il suo 15° punto, scrive subito con una tripla il nuovo vantaggio Lakers: il 24 entra in cabina di comando e pilota la nave fino alla fine del terzo periodo, segnando altre due triple che valgono a Los Angeles solo un +2 alla sirena (62-60). Boston trova un Glen Davis a quota 9, mentre Pierce, dopo i 10 punti del primo quarto, sembra di nuovo in una fase di involuzione che gli è valsa 2 miseri punticini negli altri due parziali.
Con queste premesse, il quarto periodo si preannuncia infuocato e spettacolare e l’inizio non ne tradisce le attese: il 19° punto di Pau Gasol non impedisce a Boston di partire forte, con un 11-2 di parziale dipinto dalla mano insolitamente sapiente di un Glen Davis piatto del giorno sul Menu bostoniano. “Big Baby” dalla lunetta raggiunge quota 16, dando ai Celtics il massimo vantaggio della gara (71-64): Los Angeles non trova contromisure all’incredibile impatto della panchina di Doc Rivers e del prossimo coach Bulls Tom Thibodeau e nonostante Bryant e Gasol superino entrambi quota 20, i gialloviola rimangono un passo indietro ai rivali, guardando senza risposte lo show di Glen Davis, Sheed Wallace, Tony Allen e Nate Robinson, con quest’ultimo che raggiunge quota 12 con un jumper in corsa, suo tiro caratteristico.
Doc Rivers ancora una volta fa la mossa giusta, tenendo in panchina i titolari e lasciando alle infuocate mani dei suoi comprimari il compito di tenere il timone della nave verso la giusta rotta: a 3’57 Boston raggiunge il +11 e al rientro dei titolari riesce a reggere e controbattere in maniera risolutiva al tentativo solitario di rimonta firmato Kobe Bryant. L’MVP delle Finals 2009 segna 10 degli ultimi 12 punti dei Lakers, che gli valgono i 33 finali, ma la freddezza dalla linea della carità di Garnett prima e di Pierce poi riesce a garantire ai Celtics il successo, sul punteggio finale di 96-89.
L’Angolo delle Statistiche:
LAL:
Pts: Bryant 33, Gasol 21, Odom 10
Reb: Artest 7, Odom 7
Ast: Artest 3, Gasol 3
BOS:
Pts: Pierce 19, Davis 18, Garnett 13, Robinson 12, R. Allen 12, Rondo 10
Bos: Perkins 7, Garnett 6, Pierce 6
Ast: Pierce 5, Rondo 3, Garnett 3
36-18 per i Celtics il bilancio del confronto tra le due panchine: questo è senza dubbio il dato più significativo da cui partire per analizzare una partita che è vissuta sempre nell’incertezza di non avere una squadra in grado di dominarla se non nel finale di gara. Ai Celtics durante la stagione regolare sono sempre mancati due aspetti a mio parere necessari per rendere completa e credibile una contender per il titolo: l’impatto dalla panchina di un giocatore con punti in striscia nelle mani (si pensi a JR Smith di Denver, Crawford di Atlanta, Terry di Dallas…) e l’intensità fisica. Nella prima fase di stagione Glen Davis era infortunato, ma ora possiamo ben vedere come, per quanto limitato tecnicamente, Big Baby sia senza ombra di dubbio un giocatore in tal senso di grande importanza: la gioventù e la presenza agonistica che riesce ad imprimere in ogni sua giocata, se incanalata sui binari giusti e non sulla sregolatezza, può incidere molto nelle dinamiche di gioco dei Boston Celtics, squadra altrimenti piuttosto vecchia e poco propensa all’incisività fisica con un Kevin Garnett e un Paul Pierce in evidente declino. D’altro canto, Nate Robinson è sempre stato tenuto, a torto o a ragione, a scaldare la panchina, ma le sue caratteristiche sono note a tutti: entra, se va bene può fare anche 40 punti in fila, se va male perde un sacco di palloni e non segna mai. Tentare con lui è sempre un grande azzardo, ma, almeno in questa fase di stagione, Doc Rivers sembra aver puntato sul colore giusto.
Pierce torna top scorer pur in una gara non trascendentale, Garnett vede rimandato parzialmente il suo duello con Gasol dallo switch post infortunio di Bynum che porta lo spagnolo al Centro, mentre il desaparecido di giornata risponde al nome di Rajon Rondo: il playmaker dei Celtics incappa in una serata-no, dando l’impressione di soffrire parecchio la marcatura di Kobe Bryant, come già capitato a suoi illustri predecessori in questa serie.
In sede di pronostico, avevo azzardato una vittoria Celtics anche animato dalla convinzione che Los Angeles non si sarebbe poi impegnata allo spasimo per portare a casa questa gara 4: con il basket moderno, soprattutto le squadre con un’elevata età media o malconcie fisicamente sono costrette a centellinare le energie e ad impiegare nella maniera migliore gli sforzi nell’economia di una serie che potrebbe rivelarsi infinita. Vincere 3 gare consecutive al Boston Garden penso sia un’impresa mai passata per la mente a Phil Jackson e soci, quindi molto meglio risparmiarsi dopo aver vinto gara 3 e puntare tutto su gara 5, per poi chiudere la serie in gara 6, davanti al pubblico amico.
Wait and see: appuntamento a domenica per il quinto atto della serie.
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