Continua a succedere tutto ed il contrario di tutto, in una delle serie finali più incerte e prive di punti fermi su cui basarsi per esprimere delle valutazioni che rimangano tali per più di una partita. Al Boston Garden passano i Lakers 91-84, con un totale ribaltamento dei valori espressi finora. Garnett trascina i Celtics con la sua miglior performance nella post season, Ray Allen non ne indovina una e chiude addirittura con 0-13 dal campo, Odom per contro torna ad essere un fattore e Fisher nel quarto periodo porta al successo i gialloviola.
Andiamo con ordine.
Nel primo quarto, dopo un 6-0 firmato Kevin Garnett, i Lakers fanno subito la voce grossa, mostrando ai Celtics che dopo la vittoria in gara 2 ci sarà da soffrire e da sudare per mantenere il fattore campo: nonostante i 2 falli pressochè immediati di Artest e l’ingresso successivo di Luke Walton, Pierce non riesce ad entrare in partita e rimane a 0 per tutta la prima frazione. Di contro, a 4’17 dalla prima sirena Garnett regala ai Celtics la parità (16-16) con un canestro “old school” con piede perno dal Post Basso e Layup proteggendosi con il ferro, coadiuvato da una difesa non proprio energica di un Pau Gasol leggermente sottotono. LA non è solo nei 7 punti di Kobe, ma trova canestri importanti anche dai comprimari: Walton, Brown e un ritrovato Lamar Odom scrivono il 26-17 con cui le squadre vanno al primo intervallo.
Ad inizio seconda frazione, un 5-0 Lakers lancia i californiani in doppia cifra di vantaggio (31-17): anche per via dei problemi di falli di un irriconoscibile Paul Pierce e per l’abulìa offensiva di Ray Allen, Doc Rivers cerca realizzatori dalla panchina, dando fiducia ad un Nate Robinson che alla prima conclusione infila i 3 punti che rompono il parziale avversario. Boston continua a reggersi sulle giocate di un Garnett finalmente incisivo e sul duo Robinson-Glen Davis, cui i Lakers faticano ad opporre una difesa credibile: il playmaker ex Knicks arriva a quota 5 prima di lasciare il posto ad un Rajon Rondo distante dal rendimento stellare mostrato in gara 2.
Bisogna attendere fino a 2’48 dalla pausa di metà partita per vedere finalmente un canestro di Paul Pierce: la tripla dell’MVP delle Finals 2008 riporta Boston in singola cifra di svantaggio, ma non serve a rompere l’inerzia di una gara che Los Angeles pare controllare agevolmente.
Lezione di intensità e cattiveria agonistica ad 1’55 dalla seconda sirena: su un rimbalzo non trattenuto da Garnett, Bryant vola letteralmente sulla prima fila posta dietro al canestro dei Celtics, servendo un assist magnifico che Bynum sfrutta segnando e gonfiando la retina con l’ “and one” che gli vale il settimo dei 9 punti con cui andrà al riposo.
LA non è solo nei 16 punti di Kobe e il terzo quarto si apre con un canestro di Gasol che vale di nuovo il massimo vantaggio a quota 14 per Los Angeles (54-40). L’orgoglio dei Celtics di fronte al proprio pubblico produce finalmente una reazione: nel 7-0 che riporta Boston in partita segna i suoi primi 2 punti Ray Allen, costretto alla sua proverbiale precisione dalla lunetta per smuovere il suo tabellino finora ancora in virgola. Il 19° punto di Garnett, ancora dalla linea della carità, risponde al 18° con cui Kobe aveva interrotto il parziale Boston e sul +9 Lakers le difese iniziano a far vedere realmente com’è il clima delle Finals. Per 3 minuti abbondanti nessuno dei due team vede il canestro e il punteggio rimane ancorato a 58-49 LA fino a 4’45 dalla fine, con Perkins a trasformare dopo un contatto con Pau Gasol.
Kobe si prepara ad indossare il vestito da ultimo quarto, scrivendo da solo 7 punti in fila, cui risponde un Tony Allen ben più positivo dell’omonimo più famoso.
Con i Celtics in partita a -6, nel quarto periodo l’energia di Glen Davis produce un mini-parziale con cui Boston torna ad un possesso di distanza (67-68): ma dove ti aspetti un Kobe Bryant, trovi invece un’altra big night playoff di Derek Fisher. Il folletto ex Utah Jazz martella canestri su canestri e mentre Glen Davis tocca quota 12 con un solo errore al tiro, il numero 2 gialloviola si prende le responsabilità maggiori sfruttando la libertà concessa in uscita dai blocchi o sui raddoppi difensivi.
Dopo 8 punti di Fisher, a 4’09, la terza (ed ultima) bomba esplosa dai polpastrelli di un Paul Pierce impreciso con i piedi dentro l’arco ma molto presente al tiro da fuori fissa il punteggio sul -2 Boston (76-78).
Nella fase finale e decisiva di gara è fondamentale avere le proprie stelle in partita e avere sempre un’opzione offensiva affidabile cui rivolgersi: mentre i Celtics si affidano alla vena offensiva di un Garnett da 25 punti, i Lakers hanno nel loro arsenale non solo Bryant (4 nel quarto periodo), ma anche un canestro a testa per Gasol, Fisher (16 punti totali) e due liberi di Sasha Vujacic.
A 1 minuto dal termine, serve il supporto dell’instant replay alla terna per concedere un possesso ai Celtics e ribaltare la decisione precedente: Boston spreca e LA allunga sui liberi seguenti di Derek Fisher e il fallo in attacco fischiato a Garnett nell’ultima chiamata per restare in partita consegna la vittoria ai Lakers per 91-84 finale.
L’Angolo delle Statistiche:
LAL:
Pts: Bryant 29, Fisher 16, Gasol 13, Odom 12
Reb: Bynum 10, Gasol 10, Bryant 7
Ast: Gasol 4, Bryant 4
BOS:
Pts: Garnett 25, Pierce 15, Davis 12
Reb: Perkins 11, Garnett 6
Ast: Rondo 8, Wallace 3, Garnett 3
Non si può non parlare dello 0-13 di Ray Allen: il recordman delle triple di gara 2 incappa in una serata-no terribile, che abbatte lo schema vincente sull’asse Rondo-Allen che avevamo disegnato nel report di gara 2. Lo 0-8 da 3 punti del numero 20 toglie anche fiducia agli scarichi dopo il gioco interno e non basta un Garnett tirato a lucido con giocate classiche del suo repertorio dal post alto, dal post basso e in jumper a compensare il mancato rendimento della Guardia negli schemi di Rivers. Pierce continua a fare troppa fatica ad entrare nel match e vive solo di triple estemporanee: la difesa fisica di Artest sta nettamente avendo la meglio sull’età ormai avanzata del Capitano. Inoltre, manca a Boston un vero e proprio rimbalzista: con Perkins spesso limitato dai falli e Garnett in crisi atletica, se Rondo non prende almeno 6 o 7 rimbalzi Boston si trova inequivocabilmente a subire la maggior fisicità del duo Gasol-Bynum. 11 rimbalzi offensivi per Los Angeles e un +8 nel conto totale.
In casa LA, non tutto è rose e fiori: per Phil Jackson è oro colato un Derek Fisher da 16 punti di cui 10 nel quarto periodo, ma non va dimenticato come Gasol e Bynum siano stati tenuti sotto migliore osservazione, come Artest, ottimo in difesa nel contenere Pierce, faccia invece molta fatica nel segnare quei 10-12 punti che gli sono richiesti e come Kobe Bryant abbia forzato troppe conclusioni, chiudendo con 29 punti in 29 tiri. Questa serie vive di continui sconvolgimenti, quindi aspettiamoci che tutto si ribalti ancora in gara 4, con magari 20 punti e più di Paul Pierce ed un Ray Allen di nuovo ad alti livelli.
“Derek Fisher ha semplicemente fatto la differenza” – ha detto Doc Rivers nel dopo gara – “Le sue giocate hanno chiuso la gara”.
Vedremo in gara 4 a chi spetterà il difficile compito di scrivere un’altra pagina di storia in questa serie.
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.