Finisce tra gli applausi e le ovazioni del meraviglioso pubblico turco il Mondiale 2010, con gli Stati Uniti in festa, trascinati una volta di più dal loro leader Kevin Durant, autore dell’ennesima prestazione imponente, costretto ad un superlavoro solo nella fase iniziale di gara, quando l’avvio della Turchia aveva lasciato aperto qualche spiraglio sulla possibilità di assistere ad un confronto in equilibrio.
TURKOGLU GUIDA LA SPERANZA TURCA: Tanjevic affida i destini dell’attacco turco all’asse Tunceri-Turkoglu, con Asik a sfruttare la stazza fisica contro Lamar Odom e Onan e Ilyasova pronti a colpire dal perimetro. Solito quintetto per coach K., con Durant terminale offensivo di un attacco a 5 punte, con Billups e Rose ad alternarsi come direttori d’orchestra e Iguodala e Odom a metterci tutto il fisico e l’atletismo donato loro da madre natura.
La Turchia cerca la partenza sprint, mettendo pressione su Derrick Rose, che dopo il primo canestro della partita perderà subito il ritmo offensivo in linea con le sue ultime deludenti prestazioni, ma il signor Kevin Durant ha fatto bene il nodo alla cravatta e in abbigliamento di gran classe mette subito a sedere le velleità di Turkoglu e soci: jumper dai 5 metri, tripla e tripla dal palleggio, per 8 punti rapidi che mandano gli USA avanti 12-7. La Turchia prova ad affidarsi ad Ilyasova, le cui giocate peccano però di scarsa intensità, mentre Asik non riesce a sfruttare la propria fisicità e paga le non eccelse doti tecniche andando costantemente a schiantarsi contro la difesa statunitense e faticando a controllare i palloni servitigli da Tunceri e Onan.
Prende in mano le operazioni Hidayiet Turkoglu, leadership, carisma e tasso tecnico al servizio del sogno mondiale di una nazione: sono 8 punti del numero 15 a regalare alla Turchia il primo vantaggio della partita (15-14), con gli USA in rottura prolungata e senza punti per quasi 3 minuti, prima che il solito Kevin Durant punisse la zona 2-3 di Tanjevic con la terza bomba della sua partita. Lo stadio trema, quando in un contatto a rimbalzo difensivo Turkoglu rimane a terra: il prossimo giocatore dei Suns è costretto ad uscire per un problema al ginocchio e dopo il trattamento con ghiaccio e fasciatura è addirittura portato negli spogliatoi.
DURANT LANCIA GLI USA: Dopo il 5-0 USA con cui si chiude il primo quarto (22-17), la panchina USA sorprende una Turchia disattenta ed incapace di valorizzare ciò che alla vigilia sembrava poter essere il punto di forza. L’ingresso di Erden dovrebbe aggiungere qualità tecnica sotto canestro, ma nè lui nè Asik sembrano in grado di reggere la tensione della partita: troppe palle perse dei lunghi aprono il campo alle folate offensive di Westbrook e Rudy Gay: con il divario sopra i 10 punti di scarto e un Tanjevic furente sempre con un piede dentro al campo, i primi errori di Kevin Durant rilanciano le speranze turche, inaugurando un altro periodo di pausa statunitense ancora di poco piu di 3 minuti.
Alla Turchia però manca tremendamente l’impatto offensivo di Turkoglu, il cui rientro verso la fine del secondo periodo coincide con la ritrovata vena di Durant, contro cui nè la uomo, nè la zona, nè i raddoppi, nè ogni sorta di marcatura personalizzata sembrano funzionare: nel canestro turco piovono triple e sulla penetrazione a centro area con arresto e tear drop mano destra verso il ferro rimangono tutti a guardare. Tanjevic, infuriato per la timidezza del proprio settore lunghi e per i falli banali spesi da Guler e Arslan, lancia nella mischia anche Oguz Savas, ultimo nella rotazione dei big men turchi: il giocatore dei Bulls si fa notare se non altro per qualche iniziativa interessante nel pitturato, ma contro un Lamar Odom in grande spolvero non c’è storia.
Si va all’intervallo con due liberi di Russell Westbrook a siglare il +10 sul 42-32, con Kevin Durant già a quota 20 e con i deludenti Rose e Billups ben compensati da un incisivo Iguodala e dagli ingressi di Gordon e Gay: l’uomo franchigia Grizzlies in particolare viene impiegato addirittura come lungo, in una fase di gara in cui coach K concede minuti di riposo a Odom senza mandare in campo la calamità naturale Tyson Chandler.
GLI AZZARDI DI TANJEVIC: Al rientro in campo, lo stratega Tanjevic tenta l’azzardo per far saltare il banco. Vogliamo il gioco nel pitturato? Vogliamo cercare i nostri lunghi e sfruttare la nostra superiorità fisica? Ebbene, io li metto in campo tutti.
Questo sembra dire la mossa di coach Tanjevic di schierare Turkoglu guardia, con Tunceri unico piccolo di ruolo e tre lunghi a completare il quintetto, con Erden e Asik coadiuvati da Kerem Gonlum: quest’ultimo però non si rivela il “tesssoro” in grado di riscrivere la storia di una partita che prende decisamente i binari a stars and stripes. 3 minuti senza canestri per i Turchi e USA in controllo, con Durant, pura poesia in movimento, a colpire ancora sfruttando l’immobilismo difensivo dei lunghi turchi e l’incapacità di Gonlum di capire qualcosa della partita in cui è stato inserito: sono ancora due triple del leader dei Thunder a lanciare gli USA a ridosso dei 20 punti di margine, con Tanjevic costretto ad un timeout per risistemare l’assetto del proprio quintetto. Turkoglu viene mandato a riposarsi e tornano in campo Onan e Arslan, i quali mandano subito a referto i 6 punti che riportano la Turchia a ridosso della singola cifra di margine: sul 41-52 USA, Krzyzewski si alza a chiamare il timeout, con Westbrook e Gay deputati a dare l’ennesimo cambio di ritmo per garantire una maggiore sicurezza nella gestione della gara.
Durant incanta il pubblico e i telespettatori, sfidando in uno contro uno il marcatore avversario e beffandolo con un giro sul perno in virata e un tiro in sospensione pulitissimo, che bacia la retina per il 28° punto con cui si scrive a referto il 59-43 che frustra forse definitivamente ogni speranza dei Turchi. Riportato in ala grande, Gonlum si rende protagonista di alcune buone azioni, dopo due dilettantesche gestioni collimate con due infrazioni di 24”, e Semih Erden trova finalmente continuità nel gioco nel pitturato, sfidando e vincendo i duelli con Odom e Gay: 61-48 Stati Uniti alla terza sirena, con Turkoglu e Tunceri pronti a rientrare per tentare la rimonta impossibile che vale la storia.
TRIONFO USA: Rimonta che però rimane soltanto un sogno, un’utopia coccolata dagli sguardi carichi di passione di tutti i presenti al palazzetto. Gli USA infliggono il colpo di grazia con due contropiedi di Derrick Rose e 5 punti che valgono a Lamar Odom la doppia doppia da 15 punti e 11 rimbalzi: Durant si limita a fare da spettatore, assistendo i compagni e chiudendo in difesa con due stoppate a referto, mentre nella Turchia è ancora Turkoglu a cercare di tenere accesa la fiammella della speranza. Sul +22 USA siglato ancora da Odom (52-74), la partita è praticamente in archivio, con il pubblico turco a tributare ovazioni e cori di approvazione ai propri beniamini, in grado di rivaleggiare con i maestri USA per metà partita, con grinta, intensità e tenacia, pur con periodi di grande confusione soprattutto offensiva.
Standing ovation dalla panchina USA quando coach Krzyzewski toglie il quintetto base, con Durant abbracciato dai compagni e pronto a vestire i panni del Re, MVP indiscusso in un Mondiale che lo vede nel quintetto all star insieme a Teodosic (Serbia), Kleiza (Lituania), Turkoglu (Turchia) e Luis Scola (Argentina), autore dell’ennesima grande prestazione nel pomeriggio, valsa all’Argentina la quinta piazza.
Finisce 81-64, con l’alley oop Westbrook-Iguodala ultimo canestro di un Mondiale in chiaro scuro, con partite deludenti sotto ogni punto di vista nella fase a gironi, ma con momenti di grande basket nella fase finale, che vede trionfare dopo 16 anni gli USA, tornati sul gradino del podio guidati da un leader, Durant, nei cui occhi cantando l’inno si legge la gioia e l’emozione di un bambino cui il destino ha appena concesso di realizzare un sogno.
TUR: Turkoglu 16, Erden 9
USA: Durant 28, Odom 15, Westbrook 13
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