Che la conduzione dell’atletica italiana sia estremamente discutibile, per usare un eufemismo, non lo scopriamo oggi. Il sistema andrebbe completamente rivisto e basato sull’atletica di base e non sulle medaglie conseguite.
In pratica, esattamente il contrario di ciò che avviene, e non dall’ultima gestione Arese, ma da sempre. Quindi di questo non vogliamo affibbiare la colpa esclusiva all’ex 1500ista azzurro. La sua colpa semmai è di non aver fatto nulla per invertire la tendenza di uno sport affossato da Gianni Gola, dopo i fasti (non sempre luccicanti) di Primo Nebiolo.
Quel che è successo ora però è al di là di ogni perversa immaginazione. La Fidal ha deciso di cancellare il mondo master (quello dai 35 anni in su) con un semplice colpo di spugna. Due le decisioni incriminate:
1) Abolizione del campionato di società master, dopo la scorsa (bellissima) edizione di Cagliari
2) Posizionamento a Cosenza della sede dei prossimi campionati italiani. Una sede lontana per 3/4 dei partecipanti, con collegamenti pessimi (aereo fino a Lamezia e quasi un’ora di viaggio in bus/auto/taxi)
3) Data 31 luglio. A Cosenza. Dove ci saranno 50 gradi all’ombra se andrà bene.
Tutto questo affosserà un movimento che con le sue quote annue paga una bella parte delle spese federali, contribuendo enormemente all’attività dei nostri campioncini. Quelli che sono rimasti, intendo.
Questa è la gente che ha in mano lo sport italiano. gente che non sa (o se ne frega, più propriamente) che cosa voglia dire correre o praticare qualsivoglia sport che non sia la corsa alle poltrone.
Complimenti. E poi ci si lamenta che medaglie non ne vediamo più neanche col lanternino. Che cosa si pretende da una nazione di 60 milioni di abitanti con una (dicesi una) pista indoor ad Ancona.
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