Europei di atletica: Alex Schwazer annuncia il ritiro. Federazione italiana sotto accusa

L’argento di martedì non deve trarre in inganno: la trasferta spagnola di Alex Schwazer è stata un fallimento sotto ogni punti di vista, come lo stesso onestissimo atleta ha rimarcato annunciando tra i denti il proprio ritiro (anche se condito da molti se e molti ma, dunque lasciando spazio a ripensamenti).

Ma facciamo un passo indietro e vediamo che è successo, partendo da stamani. Alex giunge al 35° km nel gruppetto per l’argento con altri due atleti. Il primo, il francese Diniz che poi vincerà, è ormai avanti 1’49” e imprendibile. Già questo prendere due minuti dal battistrada lascia intuire la crisi di Schwazer che di lì a poco si vedrà costretto addirittura al ritiro per crampi.

Martedì la 20 km. Alex ci arriva forte di un tempo formidabile (1’18) a marzo, quando nessuno gli stava dietro. Poi i vertici federali decidono di impostare la preparazione sulla lunga distanza ottenendo il doppio effetto di rallentarlo per la 20 e stroncarlo per la 50.

E Alex questo lo sapeva quando si è avvicinato ai microfoni Rai per l’intervista di rito con la Caporali. Sapeva che per la seconda stagione di fila – dopo il disastroso ritiro dei mondiali 2009 – la preparazione era stata completamente sbagliata, rovinando un atleta che è di gran lunga il n.1 della marcia attuale. Ma che non vince più negli appuntamenti che contano.

Lo sapeva anche Giorgio Damilano, sconsolato mentre annunciava di aver già intuito il tutto durante l’anno, quando Alex aveva preferito rimanere il più possibile a casa propria invece che partecipare ai programmi federali. Forse per sfiducia, no?

Eppure Alex ci ha deluso. Non per il risultato finale, no… ma perché avrebbe dovuto dire chiaramente quello che stava pensando, e non trincerarsi dietro un “si vede che non ho più voglia di soffrire, che mi devo fermare” ecc. ecc.

Un po’ di grinta, un po’ di rabbia, avanti. In certi casi essere troppo educati non serve a niente. Alex, torna tra noi e incazzati. Ma veramente. Ne hai ben donde perché la colpa del fallimento non è tua.

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