Bruno Giorgi è morto lo scorso mercoledì, 22 Settembre, a nemmeno settant’anni vinto da un male incurabile. La notizia è stata diffusa solo oggi, a una settimana di distanza dalla scomparsa dell’allenatore pavesivo che alleno in A,B e C1. Prima di allenare fu terzino del Palermo dal 1962 al 1966, per poi passare alla Reggiana dove collezionò 203 presenze tra il 1966 e il 1972. La sua carriera di allenatore inizia proprio alla Reggiana nel 1975. Allenò poi in ordine Empoli, Nocerina, Campobasso, Modena, Padova, Vicenza, Brescia, Cosenza, Fiorentina, Atalanta, Genoa e Cagliari per due volte (93-94 e 95-96).
La prima gioia arriva con la promozione della Nocerina in serie B, ma viene poi esonerato proprio nella serie cadetta. Gli anni successivi sono forse i più belli: prima porta il Padova in serie B, poi passa al Vicenza e in tre anni passa dalla C1 alla A. Furuno questi gli anni in cui un giovane Roberto Baggio si presentò all’Italia, lanciato proprio da mister Giorgi: Baggio segnò 17 reti. I due si ritrovarono qualche anno dopo quando Giorgi prese il posto di Eriksson alla Fiorentina. Le cose però non andarono bene in campionato e fu esonerato alla trentunesima giornata. In Coppa Uefa invece riusci ad arrivare alla semifinale, alla quale non potè esserci a causa dell’esonero. Venne sostituito da Ciccio Graziani, che salvò la Fioretina, ma che perse la finale di Coppa Eufa contro la Juventus. Nel periodo fiorentino lo si ricorda per due fatti simpatici: i tifosi in rivolta gli fecero trovare uno striscione con scritto “Giorgi sì, ma Eleonora”, lui da lontano lo vide e sorrise. Qualche settimana prima tirò fuori un un ruggito inaspettato: «Siete come le puttane e io sono Cristo in croce». Cronisti e non rimasero allibiti visto che Giorgi era sempre stato una persona calma, sempre mite, che parlava spesso a voce bassa.
Concluse la sua carriera di allenatore al Cagliari dove riuscì a raggiungere la semifinale di Coppa Uefa, dopo aver battuto la Juventus. Perse però a un passo dalla finale contro l’Inter. A fine stagione lascia la panchina per tornarci a campionato iniziato nel 1996, subentrando a Trapattoni. Salvò la squadra e terminò la sua carriera di allenatore.
Noi vogliamo ricordarlo con un articolo uscito sulla Repubblica il 18 marzo 1994:
”SEMPRE CON NOI, MISTER UMILTA’ ”
Repubblica — 18 marzo 1994 pagina 28 sezione: SPORT
Si può anche piangere come un bimbo a 53 anni quando un tifoso ti abbraccia. Si può anche piangere di commozione (‘ per la gente della Sardegna che merita questa gioia’ ) perché eliminare la Juventus, e poi in quel modo, e portare il Cagliari in una semifinale di Coppa europea è un’ impresa che non era riuscita nemmeno a Gigi Riva. E’ riuscita a Bruno Giorgi, nato a Pavia. L’ allenatore-contadino. Cresciuto nel mondo del calcio sempre in punta di piedi. Con quell’ umiltà mai rinnegata: ‘ Perchè da ragazzo vedevo gli operai che in bicicletta andavano a lavorare in fabbrica’ . In panchina dal ‘ 75, prima di arrivare a Cagliari e prendere il posto di Radice esonerato alla prima giornata, aveva vissuto sempre ai margini del Grande Circo. Aveva diretto Reggiana, Empoli, Nocerina, Campobasso, Modena, Padova, Vicenza, Brescia, Cosenza, Fiorentina, Atalanta e Genoa. ‘ Sono stato licenziato una sola volta, a Firenze: quando non ci vedevo chiaro, toglievo il disturbo. Mi sono dimesso parecchio, è vero, e ho perso tanti soldi. E’ successo, ad esempio, anche a Nocera quando i tifosi minacciarono me e la mia famiglia. Ma sono fatto così: non svendo i miei principi per tanti milioni al chilo’ . Uomo all’ antica. Amico vero di Trapattoni che ha eliminato: ‘ ma è assurdo che i tifosi bianconeri adesso se la prendano con lui, non merita questo Giovanni’ . Grande nemico delle mode. ‘ Ho avuto un’ altra soddisfazione forte nella mia carriera, quando con la Fiorentina eliminammo, sempre in Coppa, la Dinamo di Kiev. Quello, dicevano, era il calcio del 2.000′ . Non gli piacciono i nuovi stregoni, i maghi: ha litigato, quest’ anno, solo con Zeman. Poi, da contadino quale si sente, ama guardare unicamente nel suo orticello. ‘ E ripetere sempre ai giocatori che sono dei privilegiati: qualcuno mi guarda anche storto, pensa che sono antiquato’ . Non lo è. Tantomeno il suo gioco. ‘ Per me è essenziale il concetto dell’ intensità: intensità vuole dire esserci con i piedi e anche con la testa. Non mollare mai. Tatticamente sono un tradizionalista, è vero: ma trovo riduttivo, assurdo, sostenere che la zona è intelligente e la marcatura a uomo è roba d’ antiquariato. Bearzot ha giocato il calcio italiano più bello che io mai abbia visto: e ha pure vinto, no?”. Si sente ‘ uomo difficile, complicato da capire’ : ma non lo è il suo calcio. Sempre lucido. Facile da giocare quando si ha voglia di crescere. ‘ Perchè abbiamo battuto la Juve? Perchè siamo stati più tranquilli. Loro erano nervosi e io ho giocato anche su questo. Poi, la Juve doveva pure sapere che il mio Cagliari un golletto in trasferta lo fa sempre’ . Sembra tutto semplice. Non lo è. Soprattutto quando l’ arbitro sbaglia, e qualcuno dei tuoi potrebbe perdere la testa. ‘ Bettega si lamenta dell’ arbitraggio? E io che dovrei dire? Si è verificato puntualmente quello che temevamo alla vigilia, per fortuna è andata bene’ , sostiene Giorgi con un sorriso largo. ‘ La verità è che ci sono stati superiori, niente da dire’ , l’ ammissione di Trapattoni che già all’ andata, nello spogliatoio di Cagliari, si era confidato con un amico sardo: ‘ Complimenti, avete più calciatori voi di noi…’ . Dove per calciatori intendi gente che interpreta la partita come piace a Trapattoni. E a Giorgi. Una squadra altruista, senza stelle, senza inutili protagonismi: per questo ha sgridato Dely Valdes, che ha giocato troppo per se stesso. Ma è fatto così Giorgi: prendere o lasciare. Ora Cellino se lo coccola. L’ ha scelto in fretta e furia, d’ estate: per rimpiazzare Radice. E adesso gli offre le chiavi della squadra. ‘ Ma io non faccio questione di soldi, è l’ ultima cosa. Mi interessano solo i programmi tecnici, sapere che ambizioni abbiamo. A cosa si vuole puntare. Quest’ anno mi sono adattato: io non pongo veti alla cessione dei giocatori migliori…’ . Sa benissimo che un Cagliari può salvarsi dalla spirale della crisi che mangia molte altre società solo se conserva sempre la sua dimensione, solo se sa comprare bene (e non sempre vuole dire a basso prezzo) e vendere meglio. Ma vuole dire la sua. Senza ingannare i tifosi. Non l’ ha mai fatto: e non ha intenzione di cominciare adesso, pur dopo la sbornia di Torino. ‘ La mia disponibilità è massima, resterei più che volentieri a Cagliari: sono pronto a incontrarmi con il presidente, quando vuole, dove vuole’ . Succederà presto. Poi si penserà anche alla semifinale di Coppa Uefa, ‘ possibilmente evitando l’ Inter’ . Penserà alla finale? ‘ Calma, l’ errore più grande adesso è di chiedere ai ragazzi di vincerla, questa Coppa. Non si possono avere certi obblighi qui’ . Domenica d’ altronde c’ è la Sampdoria. E Giorgi ha una paura matta. Che qualcuno molli, che rovini in campionato quell’ immagine conquistata in Europa. E’ fatto così Mister Umiltà, tutto d’ un pezzo. – di FULVIO BIANCHI
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