Dichiarazioni veramente mistiche quelle del portiere polacco Jerzy Dudek, ma finalmente potrebbero servire a squarciare il velo sulla quasi inspiegabile sconfitta del Milan contro il Liverpool nella finale di Champions League 2005.
Come ricorderete, i rossoneri conclusero i primi 45 minuti avanti 3-0, ma crollarono letteralmente nella ripresa, incitati da un pubblico corretto ma indiavolato. Il sottoscritto c’era e ben ricorda il coro You will never walk alone intonato all’intervallo da una tifoseria tutt’altro che depressa. Cose inspiegabili per la cultura calcistica italiana…
…ma che ora forse un’ulteriore spiegazione ce l’hanno. Il portiere dei Reds Dudek la fornirà questa sera a Mediaset Premium questa sera. Ecco cos’ha detto:
“Se per Maradona a Mexico ’86 si parlò di mano de Dios, io posso dire che in quel momento non era la mia mano a opporsi a Shevchenko, ma un’altra mano ben più importante della mia”. Dudek si riferisce al rapporto che lo legava a Karol Woytjla, il papa polacco che nel 2000 gli aveva spedito, in Olanda, una lettera di congratulazioni: lui, che militava nel Feyenoord, era stato premiato come miglior giocatore del campionato olandese e Woytjla volle manifestargli la sua felicità e la sua stima.
“Tempo dopo” – racconta Dudek – “andai a Roma da lui e gli regalai la maglia di portiere e i guantoni della nazionale polacca”; questo perché da giovane Woytjla era stato portiere, proprio come Dudek. “Lessi un suo libro poche ore prima della finale di Istanbul e mi ispirò moltissimo. Quella mano era la sua e io lo pensai subito. ‘Questo è un momento tuo’, dissi rivolgendomi al cielo”. Dudek collega l’episodio alla morte di Woytjla, avvenuta poche settimane prima della finale di Istanbul tra Milan e Liverpool: “Quell’evento e il suo libro mi diedero una carica particolare. Ad ogni buon conto” – conclude l’attuale portiere di riserva del Real Madrid di José Mourinho – “quei rigori finali che il Milan sbagliò non furono ben parati, ma mal tirati”.
Insomma, i rossoneri si consolino. Contro la mano del Papa (e quasi santo) polacco non c’era nulla da fare. Resta da vedere chi consentì al Milan di prendersi la rivincita un paio d’anni dopo…
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