In questi giorni ha tenuto banco l’ennesimo battibecco tra i due alfieri del rock nostrano Vasco Rossi e Ligabue, col primo che ha definito il rocker di Correggio “Un bicchiere di talento in un mare di presunzione”.
Aiutandoci con alcuni pezzi d’archivio, tra cui la ricostruzione di Libero, e soprattutto con la testimonianza di Red Ronnie, ricostruiamo i motivi della lite che ai più è sembrata fuori luogo e incomprensibile.
Nel 1999 muore per overdose il chitarrista storico di Vasco, Massimo Riva, noto anche per essere leader della Steve Rogers Band, quella dell’unica hit Alzati la Gonna. Nell’occasione Ligabue rilascia la seguente dichiarazione:
“Per i musicisti rock c’è ancora oggi l’alibi dello scotto da pagare per fare musica. Perciò, secondo il galateo della perfetta rockstar, io che non mi drogo sarei fuori target”.
Vasco non a torto legge queste parole come un riferimento diretto a Riva e replica: “È morto un amico, e invece del silenzio c’è chi, per accrescere la propria credibilità, ha scelto di speculare lanciando anzitempo inutili messaggi moralizzatori”.
La querelle continua con il Liga che si scusa a mezza bocca. “Chiedo scusa a Vasco e a chi sta vivendo il lutto per la scomparsa di Massimo Riva: non sono stato sufficientemente scafato da immaginare che qualcuno potesse speculare sulla morte di un musicista, imbastendo polemiche di bassa lega”.
La colpa così ricadrebbe come al solito sui giornalisti, ma la realtà è che Ligabue è stato il primo a strumentalizzare la dolorosa morte di una persona per farsi bello, in un certo senso. Certo, va detto anche che il suo messaggio è giusto: no alla droga, ma un po’ d’umanità in un contesto così doloroso sarebbe stata preferibile. E anche scuse sincere, senza se e senza ma sarebbe stato più apprezzabili.
Tornando a Vasco, sempre secondo Red Ronnie, tutto rientrerebbe nel suo nuovo atteggiamento mentale: dopo aver dato le dimissioni da rockstar, ormai il rocker di Zocca si presenta ai concerti in tuta, spettinato e senza dar più importanza all’estetica. Inoltre, a 60 anni suonati, si è guadagnato il diritto di dire quello che gli pare e per farlo utilizza Facebook.
Liberi liberi siamo noi…
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