Ci si chiedeva cosa potesse capitare quando i big 4 dei Celtics avessero indovinato tutti la serata giusta: bene, gara 5 fornisce un anticipo di risposta significativo ma non troppo. Boston si impone al Garden con il punteggio di 92-86, nonostante un Kobe Bryant mai domo che metterà a referto a fine gara ben 38 punti con 13-27 al tiro e ben 19 punti in fila nel terzo periodo.
Sin dall’avvio si capisce che tipo di gara potrebbe essere: Boston sblocca subito il tabellino di Paul Pierce, Rajon Rondo e Kevin Garnett, per un iniziale 6-0 che mette già nel ritmo giusto 3 dei suoi leader più carismatici. Il Capitano in particolare si dimostra ancora una volta maestro negli inizi sprint, chiudendo il primo parziale a quota 8. Per contro, da parte losangelina si assiste al peggior primo quarto della serie di Pau Gasol, fermato a solo 2 miseri punti su rimbalzo offensivo e tap in nell’ultima azione utile gialloviola.
Con Bryant fermo a 3, con la tripla del pareggio a quota 18 uscendo dal doppio blocco Gasol-Artest, tocca a Bynum e a Fisher prendersi le maggiori responsabilità realizzative: il centro ritrovato all’ultimo minuto, ancora evidentemente condizionato dal dolore al ginocchio e da una minore libertà nei movimenti, firma il sesto punto della sua partita su assist di Bryant, mentre il playmaker decisivo in gara 3 flirta con la doppia cifra chiudendo il primo parziale a quota 9.
Il problema per Los Angeles è che nè Bynum nè Fisher metteranno ulteriori punti a tabellino: con queste premesse, il secondo quarto prosegue sulla falsariga del primo, con Boston che trova punti da tutti i suoi effettivi in perfetto ritmo partita, mentre Los Angeles si affida alle fiammate estemporanee di Ron Artest, che firmerà 6 dei suoi 7 punti totali, e alle conclusioni di un Bryant in fase di carburazione.
Rondo si becca un fallo tecnico per aver spintonato Artest, reo di aver commesso un brutto fallo su un’azione per la verità splendida dei Celtics, con un gran gioco in velocità tra lo stesso Rondo, Kendrick Perkins e Kevin Garnett: il playmaker bostoniano torna finalmente su ottimi livelli, conducendo il gioco da protagonista e non facendosi condizionare dai diversi marcatori che Phil Jackson gli pone contro. Un canestro di Kobe dopo la seconda tripla di Ron Artest manda i Lakers per la prima volta avanti (37-36), ma Boston risponde subito con 7 punti di Pierce, che si dimostra rebus difensivo irrisolvibile per chiunque tra i gialloviola non porti il nome Ron e il cognome Artest. The Truth mette in mostra il suo repertorio di triple frontali, di canestri in uscita dai blocchi, di finta palleggio arresto e tiro e di penetrazioni e nè Odom nè Walton riescono a limitarne il rendimento. Con Pierce a quota 15 e Rondo a quota 10, Boston piazza il primo vero allungo della gara, chiudendo all’intervallo lungo avanti di 6, su punteggio 45-39.
Alla ripresa del gioco, continua lento ma inesorabile il ritmo imposto alla gara dai biancoverdi: la tripla di Pierce prima ed il quarto punto di un solido Kendrick Perkins poi consegnano il massimo vantaggio a quota 11, ma dall’altra parte inizia lo show personale di Kobe Bryant. Il 24, come detto, firma i primi 19 punti Lakers di questo quarto, con ogni tipo di conclusione possibile e immaginabile: la tripla in palleggio e arresto frontale in faccia a Ray Allen riporta LA a -7 (49-56), mentre Pierce continua ad imperversare. Nemmeno Artest trova soluzioni difensive per limitare l’impatto offensivo dell’MVP delle Finals 2008 e quando ai 24 punti di Pierce si aggiunge anche la doppia cifra di Kevin Garnett, Boston piazza un secondo allungo che riporta il margine in zona di sicurezza: l’attacco Celtics trova punti e soluzioni da ogni schema e con ogni giocatore. LA porta il solo Bryant in doppia cifra, mentre dall’altra parte oltre a Pierce ci sono i 12 punti di Rondo e i 15 di un Kevin Garnett scatenato nel finale di terzo periodo: “The Big Ticket” firma 5 punti consecutivi che costringono ancora una volta il solo Bryant ad una reazione significativa. Kobe firma un canestro librandosi in volo ad una mano sola e successivamente fissa lo score sul 56-64 con una tripla da 9 metri che tronca momentaneamente il parziale Celtics e che viene commentata con una smorfia di incredulità da parte di uno spettatore un po’ particolare, al secolo Dwyane Wade.
Le prime giocate di un Gasol completamente fuori partita permettono a LA di non vedere allontanarsi troppo la sagoma del team di Glen “Doc” Rivers, chiudendo a -8 sul 65-73 il terzo periodo.
Il quarto periodo era stato il regno delle seconde linee bostoniane nei precedenti episodi della serie: pronti via e Rasheed Wallace infila una bomba, mentre Nate Robinson con un layup manda Boston avanti 78-69. Bryant raggiunge quota 31, ma ci vorranno circa 2 minuti e mezzo prima che LA metta di nuovo punti a tabellone, ancora con lo stesso Kobe. Glen Davis non è un fattore, Pierce si spegne dopo un libero che lo porta ai 27 punti finali, così la truppa di coach Rivers si affida al carisma e alla ritrovata intensità di Kevin Garnett e alle scorribande offensive di Rajon Rondo: Ray Allen arriva in doppia cifra sul quarto assist di Nate Robinson e nonostante un Bryant di altissimo livello, l’orchestra bostoniana non stecca nemmeno una nota.
Il vantaggio biancoverde si mantiene sempre a cavallo degli 8-10 punti e il Garden trema solo nel finale: dopo l’ennesimo layup in contropiede, nell’azione seguente Rondo decolla in testa a Bryant e Odom, andando a correggere un errore al tiro di Paul Pierce. Dopo il 16° punto del proprio playmaker e il +12 a tabellone (87-75), Boston va in blackout offensivo, concedendo in due minuti e mezzo un parziale di 7-0 firmato da 5 punti di Bryant e 1 a testa per Gasol e Artest.
Serve ancora un canestro rapidissimo di Rondo in layup a battere la zone press sulla rimessa ordinata da coach Phil Jackson per consegnare a Boston un margine di assoluta sicurezza per condurre in porto la gara: Bryant sbaglia le due triple che avrebbero potuto ricucire il risultato ed i liberi di Allen e Garnett fissano il punteggio finale di 92-86 Celtics, portando per la prima volta Boston avanti nella serie e con la possibilità di giocarsi il primo match ball in gara 6 allo Staples Center.
L’angolo delle Statistiche:
LAL:
Pts: Bryant 38, Gasol 12
Reb: Gasol 12, Odom 8, Bryant 5
Ast: Bryant 4, Artest 2, Fisher 2, Odom 2
BOS:
Pts: Pierce 27, Garnett 18, Rondo 18, Allen 12
Reb: Garnett 10, Perkins 7, Rondo 5
Ast: Rondo 8, Robinson 4
In sede di commento finale, non si può non notare l’enorme differenza a tabellino nel rendimento delle due squadre: si è già parlato di un Kobe Bryant spesso costretto a forzare e anche oggi il canovaccio non è differente. A maggior ragione se in campo si presenta anche la versione timida di Gasol, il cui impatto su gara 5 è stato pressochè assente per larga parte della gara: con Fisher, Bynum e Artest che sparano presto le loro cartucce e con Gasol fuori partita, Kobe non ha potuto far altro che caricarsi la squadra sulle spalle, realizzando più punti che poteva. Però come ben hanno mostrato le disfatte dei Cavs, se il tuo leader fa 40-50 punti e gli altri non arrivano in doppia cifra, può anche darsi che tu perda se di fronte trovi una squadra in cui ogni giocatore fa il suo.
Il ritorno di Bynum ha riportato la parità a rimbalzo, con LA a dominare i rimbalzi offensivi senza però valorizzarli con la dovuta efficacia realizzativa: Gasol firma 7 rimbalzi in attacco andando però in lunetta 3 sole volte, poche rispetto alle 13 di gara 2, alle 10 di gara 1 e gara 4 e alle 6 di gara 3. Infine, scarsissimo rendimento in difesa della truppa di Phil Jackson: può capitare la serata di grazia di un avversario cui si può anche concedere di tirare sopra al 50%, ma se è tutta la squadra avversaria a mantenersi su un livello realizzativo più che buono allora ci sono da aprire tante parentesi sull’efficacia della propria difesa. Rondo tira 9-12, Garnett 6-11, Perkins 2-2, Allen 5-10 e Pierce 12-21: un intero quintetto sopra al 50% nelle Finals non si può proprio concedere.
Sponda Boston tutto è bene quel che finisce bene: l’orchestra diretta da Doc Rivers e da Rajon Rondo manda in scena una prima di gran classe, con tutti gli strumenti ad eseguire a ritmo perfetto una melodia che non smette mai di suonare. 4 uomini in doppia cifra di cui 3 intorno ai 20 punti la dicono lunga sulla bontà della gara di Boston di questa notte. In più, anche i comprimari fanno il loro egregiamente, con Kendrick Perkins che si mantiene costante e la panchina in cui Sheed e Nate Robinson compensano la serata un po’ storta di Big Baby.
Spiccano, come detto, le grandi percentuali al tiro dei biancoverdi, frutto della serata negativa difensiva dei Lakers ma anche di un attacco che, come avevamo evidenziato nei precedenti report, è sempre in grado di trovare l’uomo giusto al posto giusto qualora la serata lo consenta. Valorizzare i propri matchup finora è riuscito alla grande a Doc Rivers, che in ogni gara ha saputo concedere il maggior numero di tiri ai giocatori più in palla e dentro il match, affidandosi agli schemi più consoni prima per Ray Allen e Rondo, poi per Garnett, poi per Pierce e per finire per tutti e 4, con Pierce a fare da capoclasse ma con Garnett e Rondo a salire in cattedra nel quarto decisivo.
Rimane per concludere il solito interrogativo: se Boston con i big 4 a percentuali così vincono solo (per così dire) con 6 punti di margine, cosa succederà quando LA ritroverà Gasol, magari Odom e recupererà un rendimento almeno decente di Artest e della panchina?
In gara 6 vedremo se la favola bostoniana di questi playoff avrà il suo lieto fine oppure se c’è ancora vita per questi Lakers, apparsi stanotte non certo nella loro veste migliore.
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