Dal nostro inviato Matteo Ghislandi, ecco il punto tecnico sulla settimana dei New York Knicks.
Buona lettura.
Dopo così poche partite è chiaramente presto per dare giudizi e fare proiezioni primaverili, ma per i Knicks forse la classifica è già un buono specchio della realtà: 3 vinte e 3 perse.
Possiamo vederla anche come “New York è meglio di molte squadre (soprattutto ad Est), ma molto peggio di altre”: il risultato è un record al 50%, che probabilmente sarà vicino al record finale (forse un po’ approssimato per eccesso).
Quello che si può già quasi dare per scontato è il secondo posto dei Knicks nella Atlantic Division: troppo superiori i Celtics, onestamente troppo troppo deboli Toronto, New Jersey e Phila (con cui New York è anche riuscita a perdere).
Da queste prime partite appare molto chiara una cosa, prevedibile assai: New York vive e muore sulle percentuali da 3 punti. Se il tiro entra se la gioca con tante squadre, altrimenti manca troppo di gioco interno e va sotto. Stoudemire, pur senza entusiasmare più di tanto, è vicino alla prevedibile media di 20 e 10, ma non è lui l’ago della bilancia dei Knicks.
Le statistiche stavolta non mentono: 45% nelle vittorie, 25% nelle sconfitte. Per una squadra che tira più di 25 volte a partita da fuori l’arco dei 7.25m, la percentuale di realizzazione diventa essenziale: ma essendo il tiro da fuori aleatorio quasi per definizione, vien da sè che New York starà sempre sulle montagne russe e difficilmente potrà vincere più di 40 partite in stagione.
Opening night in casa Raptors e buon colpo esterno, con Chandler a bombardare dalla panca (22 in 29′ per l’ex leader di DePaul) e a tenere sempre avanti New York: strano a dirsi, i Knicks la vincono principalmente con la difesa, lasciando Toronto per 4′ senza canestri dal campo nel 4° periodo, con Barbosa spara sul ferro la tripla dell’overtime.
Dopo la prevedibile, ma onorevole, sconfitta in casa Celtics, i Knicks sprecano una grossa occasione nell’esordio al Garden contro Portland: avanti di 9 a metà quarto periodo, New York si inceppa improvvisamente e concede un parzialone di 17-3 che spegne le speranze. Gallinari, sofferente al polso, non incide, ma è tutta New York che paga la scarsissima mira da fuori l’arco (7/28).
A Chicago, successivamente al rinvio della gara contro i Magic per crollo di parti di amianto del Madison (un LOL alla sicurezza delle strutture e dei materiali), D’Antoni vede la squadra che vorrebbe vedere ogni sera (Mike mettiti il cuore in pace che non sarà così: primo tempo irripetibile da 68 punti, e controllo più o meno agevole della gara fino al termine, contenendo senza ansie il ritorno dei Bulls. Finalmente scintilla Gallinari da 21 punti in un tempo, ma è tutta New York che nei primi due quarti costruisce il suo capitale da amministrare, favorita anche da percentuali sontuose (66% da 3 punti su 24 tiri alla fine). Ne fa 30 pure Toney Douglas, ovviamente massimo in carriera, che probabilmente resterà tale per tutta la durata della stessa.
L’onda lunga si trasmette anche nella gara contro Washington: buon allungo nel primo tempo e spallata decisiva ad inizio quarto periodo per chiudere i conti. Ancora Gallinari e Douglas sugli scudi, 10 assist per Felton.
Entusiasmo alle stelle, al Garden arriva Philadelphia (1-5 prima di allora) addirittura senza Iguodala, ma passa lo stesso facile in trasferta facendo abbassare le orecchie a chi vedeva New York lanciata verso una buona striscia. Come contro Portland i Knicks spengono la luce nel 4° periodo prendendo un altro parzialone dal vantaggio e consegnando la vittoria ai Sixers di un solido Elton Brand. Quasi tripla doppia per Felton, che però spadella con un 2/11 ed è buon artefice della pessima prova balistica dei suoi.
Ora i Knicks sono attesi da un lungo ciclo di trasferte (6 delle prossime 8), compreso il primo viaggio ad Ovest, seppur non certo con le big, che darà buoni indizi sulla reale consistenza della squadra di D’Antoni.
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.