Che Angola e Nuova Zelanda non fossero avversari dal blasone paragonabile a USA e Russia era arcinoto anche alla vigilia: in campo addirittura, se possibile, è andata ancora peggio del previsto, con gli Angolani letteralmente spazzati via e preoccupati più di fare bella figura singolarmente, mentre i Neozelandesi hanno resistito un quarto per poi cedere di schianto nel resto della partita.
LE POTENZIALITA’ DEGLI USA: Non si è ancora ben capito dunque quali siano le effettive potenzialità degli Stati Uniti di coach Mike Krzyzewski, che, dopo qualche leggero calo di tensione patito soprattutto nella gara vinta di soli due punti contro il Brasile, non hanno ancora avuto di fronte avversari degni di poter chiudere in uno scarto a una cifra.
Nè Slovenia, Croazia e tantomeno Iran sono riusciti nell’ingrato compito che nel caso dell’Angola ha portato a un eloquente +55 finale: Chauncey Billups, finalmente preciso dall’arco dei tre punti (5/7), lancia la propria squadra subito in vantaggio, con Kevin Durant immarcabile in qualsiasi zona di campo. Il leader degli Oklahoma City Thunder alterna penetrazioni, uno contro uno in palleggio arresto e tiro e step back con tripla o tiro in sospensione: KD si è guadagnato in campo il ruolo di prima opzione in una squadra in cui ben figurano anche Iguodala, Odom e il sempre ottimo Kevin Love.
Il primo quarto vede 12 punti di Durant e nonostante le buone giocate di Gomes, autore di 9 punti, 2 liberi di Westbrook alla sirena regalano già il +20 agli USA (33-13).
Con la partita già virtualmente chiusa, l’Angola invece di tentare armi tattiche come la zona, efficacissima contro la Germania e sicuramente da provare anche contro gli USA, poco abituati negli attacchi a difesa schierata non a Uomo, si disunisce e tutti i giocatori dopo uno o due blocchi partono per iniziative personali o per il tiro da 3: il più continuo per gli Africani è sempre Gomes, affiancato da 11 punti in fila nel secondo periodo del 25enne Fortes, ma dalla panchina USA escono Rudy Gay, elegante e spettacolare in ogni suo movimento verso il canestro e autore di due schiacciate in campo aperto con pubblico in visibilio, e Mr. Doppia doppia Kevin Love. Il miglior rimbalzista della truppa USA sfrutta gli assist di Billups e Gordon (anche lui un fattore uscendo dalla panca) per salire a quota 8 e con il canestro finale di Kevin Durant (17) si va al riposo sul 65-38.
Non c’è bisogno di faticare troppo per i leader USA e c’è ampio spazio per lo show: volano a canestro Iguodala e Gay, Chandler raccoglie un alley oop di Gordon, autore con Rose e Odom del parziale tutto costruito dall’arco con cui gli USA dilatano il margine sino al +35 di fine terzo periodo. Arriva il garbage time, con Durant e soci a ridere in panchina per le giocate dei compagni: per chi si aspetta che gli USA rallentino, ecco servito invece un quarto in cui anche le riserve fanno la voce grossa, raccogliendo le briciole lasciate dai titolari. Il mattatore è Rudy Gay, che con 10 punti costruiti in alternanza tra gioco nel pitturato e tiro da fuori raggiunge a quota 17 punti un Eric Gordon martello costante dai 3 punti: la guardia dei Clippers si candida stabilmente al ruolo di vice-Billups, superando nelle quotazioni i vari Westbrook e Curry, mentre continua a faticare Danny Granger, in ritardo di condizione e il cui ultimo canestro serve soltanto per fissare il punteggio finale.
Vincono dunque gli USA per 121-66, con Billups (19) e Gomes (21) top scorer della gara.
RUSSIA AI QUARTI: Nonostante una partenza in salita con chiusura sul -2 nel primo quarto, la Russia riesce ad avere ragione della sorpresa Nuova Zelanda. Gli Oceanici, sorpresa di questo Mondiale, con girone chiuso addirittura al terzo posto superando la Francia di Diaw e Gelabale, hanno mostrato buone cose in attacco solo nel loro duo Penney-Abercrombie e quando anche la difesa ha iniziato a calare non c’è stato margine per resistere alla più quotata Russia.
Subito paura per i Russi, vittime di un parziale da 9-2 nei primi 6 minuti di quarto: David Blatt risistema le cose riportando in quintetto Ponkrashov al posto di un deludente Fridzon e mandando in campo Timofey Mozgov. Il centro che nella prossima stagione sarà allenato da Mike d’Antoni a New York segna e subisce fallo, rompendo il parziale avversario e regalando l’inerzia del gioco alla compagine siberiana: la difesa neozelandese impedisce tiri facili e seconde conclusioni su rimbalzo in attacco e nonostante ci sia il solo Penney a realizzare con costanza il primo quarto si chiude sul 15-13.
L’esiguo vantaggio però si traduce presto in un sorpasso e allungo della Russia, in cui brilla lucente la stella di Vorontsevich: le giocate del lungo a rimbalzo in attacco e in difesa premiano le transizioni offensive di Bykov e Monya, mentre Kaun fa 3/3 dal campo servito in maniera precisa e puntuale da Ponkrashov, impreciso a livello di percentuali di tiro, ma capace di far girare il gioco al meglio e autore sul tabellino conclusivo di 7 assist.
Un fallo antisportivo di Vorontsevich in una convulsa azione di gioco su una palla vagante regala ossigeno ad una Nuova Zelanda contratta e bloccata sui soliti schemi divenuti prevedibili: Abercrombie consegna un intervallo a -4 ai suoi, ma le premesse parlano più di un nuovo allungo Russia che di un possibile contro sorpasso neozelandese.
Dopo la strigliata in mondovisione subita da coach Blatt, Vorontsevich si scatena: una sua incredibile tripla sul lato destro del campo rilancia la Russia, con il blackout offensivo neozelandese che si traduce in 5 minuti senza trovare il canestro: il +11 di fine terzo periodo viene subito riscritto in un accademico quarto periodo, in cui la Nuova Zelanda, chiaramente fuori partita, non oppone più alcuna resistenza escluse le estemporanee giocate di Penney (12 punti nel quarto periodo per lui, 21 totali) e le iniziative solitarie di Jones e Fitchett.
Prima Vorontsevich e poi Mozgov affondano i colpi sul disorientato avversario e le triple di Bykov, Monya e Ponkhrasov portano il punteggio sui 20 punti di scarto: tocca al lungo dei Knicks mettere a referto l’ultimo canestro della partita, arrivando a quota 16 punti totali di cui 9 nell’ultimo parziale.
Si chiude dunque 78-56, con Vorontsevich a 18 punti con 7/8 dal campo e 11 rimbalzi, mentre Penney salva l’onore neozelandese con 21 punti, in un mondiale in ogni caso ampiamente positivo per una squadra che pareva destinata a fare solo atto di presenza.
Termina oggi il quadro degli Ottavi, con Lituania-Cina con pronostico che pende per i Baltici, ma con gli Asiatici che dovrebbero recuperare Yi Jianlian, sempre incisivo in ogni gara sin qui disputata, e in serata con Brasile-Argentina, super classico sudamericano in cui l’Argentina è sicuramente più accreditata, ma attenzione al Brasile, che ha dimostrato di poter giocare contro chiunque e di esaltarsi nelle grandi sfide.
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