Il Milan, si dice da tanto tempo, è una grande famiglia. Da quando Sivio Berlusconi è il presidente, si è creata un’affinità dei giocatori con l’ambiente veramente eccezionale, tanto che, una volta appesi gli scarpini al chiodo, i giocatori restano in ambito societario (basti vedere Baresi, Tassotti, il “traditore” Leonardo…).
La dirigenza milanista è stata però molto criticata nel post 2007, la stagione successiva alla conquista della Champions League. Si disse che Galliani e collaboratori non avevavo il coraggio di rivoluzionare una squadra che era arrivata al termine di un eccezionale ciclo di vita. Altri sostennero che il presidente non aveva più voglia di investire denaro nella società. Sta di fatto che, in quest’ultima stagione, gli investimenti ci sono stati, ed anche molto onerosi. Per non dire geniali (Ibrahimovic 24 milioni d’euro rateizzato è un affare incredibile).
Evidentemente memore di quelle critiche, Galliani ha adottato un’altra politica di rinnovi contrattuali, sostanzialmente rimandando il tutto alla fine del campionato. Se da una parte può essere una scelta condivisibile, soprattutto dal punto di vista economico, rinnovare i contratti agli ultratrentenni al massimo per due anni, ed a cifre sensibilmente inferiori, la scelta di postporre certi discorsi alla fine del campionato, per campioni come Pirlo, Nesta, Ambrosini e Seedorf, sembra essere fuori dallo “Stile Milan”.
Molto nette le dichiarazioni rilasciate da Seedorf a Sky Sport 24:
Per tutti è importante la chiarezza […]. L’importante è parlarsi, avere Nesta, Io, Pirlo, Ambrosini che a due settimane dalla fine della stagione non sanno cosa succederà è una strategia che non condivido, ma lo dico ora, non l’ho detto prima della conquista dello scudetto […]. Qualcuno sta buttando le cose su un discorso economico, ma non ho mai scelto per soldi, quando sono venuto via dall’Inter ho lasciato molti soldi per sposare il progetto Milan”.
Molto chiaro il pensiero di Seedorf, seppur qui sintetizzato: non si tratta di una questione economica, ma per chi ha fatto la storia di una società, occorre chiarezza. Aggiungo io, lasciare a scadenza di contratto chi ti ha fatto vincere tre Champions League, senza dire con chiarezza sei mesi prima qual è la strategia del club, non è ammissibile. Non in una famiglia come il Milan.
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